sabato 25 giugno 2011

Corpus Domini - "Io sono il pane vivo"

Corpus Domini - 
Io sono il pane vivo…

51 Io sono il pane vivo che sono disceso dal cielo. 52 Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. 53 Si misero a discutere perciò tra loro i Giudei, dicendo: “Come mai costui può darci da mangiare la sua carne?”. 54 E Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 55 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno, 56 perché la mia carne è veramente cibo, e il mio sangue è veramente bevanda. 57 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui. 58 Come il Padre che ha la vita in sé ha inviato me, ed io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà anch’egli per me (Gv 6,51-58).
v
Gli Ebrei, alle parole di Gesù, rimasero increduli. Erano andati da Lui con la pretesa di vedere dei miracoli, e credevano di poter essi disporre del suo potere; non ammettevano altro che quello che passava per la loro testa, e avevano sempre la presunzione di dovere avere essi di diritto i doni del Signore, nel modo che a loro garbava; credevano quasi che il mondo si fermasse senza il loro volere. Per questo, Gesù aggiunse: Tutto ciò che il Padre mio mi dà, arriverà a me, ed io non respingerò chi viene a me, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato.
E voleva dire: la vostra mancanza di fede non distrugge il disegno di Dio, poiché il Signore, mandandomi in mezzo a voi, non ha ristretto l’opera mia a voi soltanto; Egli mi dona le anime di tutto il mondo, Egli le chiama, e quando esse vengono a me io non le caccio, benché non appartengano al vostro popolo. È questa la volontà del Padre mio, ed io la compio fedelmente: Egli vuole che io non perda tutti quelli che mi dona, ma li risusciti nell’ultimo giorno, e vuole che abbiano la vita in me e per me, credendo in me Io li accolgo, li alimento di me con un dono di fede, di pura fede, nel quale la vista, il tatto, il gusto s’ingannano, e nel quale si deve solo credere alla mia parola. Essi vengono, credono, si alimentano, vivono di me, risurrezione e vita, ed Io li risuscito dalla morte nell’ultimo giorno. Gesù, dunque, prima di annunciare e promettere formalmente il dono ineffabile dell’Eucaristia, ne pone i fondamenti e ne determina il carattere: Esso è la nuova manna del suo popolo peregrinante dall’esilio alla Patria; è Pane disceso dal cielo, è Lui stesso che è venuto in terra per alimentare le sue creature, per saziarle d’amore divino, e spegnere in loro la sete delle passioni disordinate. L’Eucaristia non è un dono ristretto alla sola nazione ebraica: è un Dono universale; dipende dalla volontà del Padre e non dal diritto di eredità; affratella tutti gli uomini senza distinzione di razza; li affratella perché Dio li chiama alla stessa fede nel Redentore, e questi li accoglie, li nutre, li santifica e, vincendo anche la morte corporale, li risuscita gloriosamente nell’ultimo giorno. Chi crede in Lui, cioè chi riceve il Pane della vita credendo che è Lui stesso vivo e vero, ha la vita eterna. Chi lo crede solo un simbolo, un segno, un pane comune e materiale, in realtà non crede in Lui, e perciò non ha la vita.
È evidente, dal contesto, che Gesù non parla della fede in Lui in un senso generale, e tanto meno parla della fede di semplice assentimento a Lui Salvatore, o di fiducia nei suoi meriti, senza curarsi delle opere buone; Egli parla del Pane di vita, dell’Eucaristia, e asserisce che chiunque vede il Figlio e crede in Lui ha la vita eterna; vede il Pane di vita, lo crede sostanzialmente il Figlio di Dio Incarnato, crede in Lui ivi presente, se ne ciba, ed ha la vita eterna.
Tutte le volte che Gesù parla della fede in Lui, parla della fede nella sua reale presenza nel Pane di vita, e ogni volta che parla del Pane disceso dal cielo, parla di se stesso vivo e vero, fatto cibo delle anime. Non si può equivocare sulle sue parole né si può dare ad esse un senso simbolico che non hanno.
Gesù Cristo parlava in senso tanto reale, chiamandosi Pane vivo disceso dal cielo che il popolo cominciò a mormorare di Lui, dicendo: Non è forse costui Gesù, figlio di Giuseppe, di cui noi conosciamo il padre e la madre? Come dunque dice Costui: Io sono disceso dal cielo? San Giuseppe probabilmente era già morto quando Gesù cominciò la sua vita pubblica, ma il popolo l’aveva conosciuto, e l’aveva sempre creduto padre vero di Gesù, ignorando il mistero dell’Incarnazione per opera dello Spirito Santo. Credendo dunque di conoscerne il padre e la madre, si stupivano che Egli si chiamasse Pane vivo disceso dal cielo, e mormoravano di questa espressione, come chi ascolta una cosa ardua, non assurda. Era tale l’accento di verità che traspariva dalle parole di Gesù che essi non osavano direttamente tacciarlo di dire una cosa assurda, come sarebbe stato naturale, ma s’interrogavano a vicenda per cercare di interpretare quello che diceva.
Nel dire Gesù: Io sono il Pane vivo disceso dal cielo, faceva sentire che Egli era la Verità che era per donarsi come pane che questo pane doveva essere pane vivo, pane negli accidenti e vita nella sostanza, pane disceso dal cielo, perché era Lui stesso donato in cibo alle anime. 

Commento al Vangelo della solennità 26-06-2011

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,51-58.
(servo di Dio Don Dolindo Ruotolo)

domenica 19 giugno 2011

Trinità Beata


Trinità beata

cf Vangelo Gv 3,16-1(Antonio Merico, Parola Pregata, preghiere per l'anno liturgico "A")


O Trinità beata,
un solo Dio e un solo Signore,
non nell'unità di una sola persona
ma nella trinità di una sola sostanza.
Noi adoriamo l'unità della natura,
la trinità delle persone,
l'uguaglianza della maestà divina.


Seguire te è lasciarsi guidare dall'Amore,
perché tu sei l'Amore;
seguire te è uscire dalle tenebre
per passare alla luce della verità.


Fede in te è dar credito
all'esperienza di Gesù,
riconoscerlo come venuto e voluto da te.


Noi siamo tabernacolo vivente
quando ti lasciamo inabitare nel nostro cuore
e più che capire ti contempliamo
lasciandoci da te amare.


Donaci di far conoscere il tuo amore operante
nella storia degli uomini.



domenica 12 giugno 2011

Perdonare



Lunedì 13 giugno 2011
XI Tempo Ordinario

+ VANGELO (Mt 5,38-42)
Io vi dico di non opporvi al malvagio.

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dinanzi un Vangelo così scioccante, passo prima a descrivere la figura di Sant’Antonio di Padova, di cui oggi è la festa. Un mistico francescano molto amato e poco conosciuto. La devozione popolare soprattutto si sofferma sulle preghiere da tributargli e meno sulla sua vita, sul messaggio particolare che ha lasciato, le virtù che ha praticato eroicamente.
Un grande taumaturgo, cioè un guaritore per Grazia di Dio, capace di sbalordire tutta la popolazione del suo tempo per i miracoli che otteneva da Dio. Non è automatico ricevere miracoli impossibili, e chi prega per gli altri, quindi il mediatore, deve avere qualità morali non comuni, deve dare in cambio dei miracoli qualcosa a Dio: la sua vita dedita al Vangelo, lunghe preghiere, penitenze, digiuni, virtù eroiche, adorazione eucaristica prolungata, grande devozione alla Madonna.
I miracoli si ottengono senz’altro, ma occorre dare in cambio a Gesù, amore e vita santa.
Tra i miracoli più meravigliosi ottenuti per le preghiere di Sant’Antonio di Padova, mi ricordo quello della Confessione. Un uomo era andato da lui, si inginocchiò ma non riusciva ad aprire la bocca per vergogna o emozione. Rimase in silenzio. Il Santo consigliò di ritornare l’indomani con un biglietto su cui aveva scritto i peccati per leggerli nella Confessione. L’uomo ritornò, cominciò la lettura dei peccati, ricevette l’assoluzione e fu invitato a guardare il foglio. Era diventato bianco. Tutti i peccati cancellati.
Come bianca era ritornata la sua anima dopo la Confessione umile dei peccati.
La sapienza dimorava in questo francescano, conosceva la Scrittura profondamente e ricordava tutte le citazioni. San Francesco si accorse di lui durante una predica, quando per mancanza del predicatore, il superiore del luogo fu costretto all’improvviso a trovare un sostituto e si ricordò di Frate Antonio, ignorato Frate del convento.
La sua predica lasciò i presenti incantati, da quel giorno fu il predicatore più famoso e ricercato.
Gesù ci concede doni e la sua Grazia in proporzione alla nostra vita spirituale.
Sant’Antonio di Padova ha annunciato fedelmente il Vangelo, insieme ad una vita totalmente donata alla causa evangelica. La sua compassione è stata veramente eccellente, si commuoveva dinanzi le sofferenze e faceva di tutto per risollevare malati e poveri.
E pensare che tutti i suoi progetti iniziali fallirono miseramente. Quando all’inizio della sua vita francescana scelse di diventare missionario e di partire per l’Africa, l’imbarcazione invece di raggiungere la destinazione approdò in Sicilia, e rimase in Italia. Fu costretto a ritornare ad Assisi e poi in Romagna. Ma non realizzò i suoi progetti, dopo accettò con docilità la volontà di Dio.
Quando morì tutti lo consideravano un grande Santo e dopo un solo anno fu canonizzato.
Veniamo al Vangelo di oggi. Come spiegare “porgi l’altra guancia?”.
Anche qui la confusione è molta, non si parla correttamente di questa parola e i parroci che la trattano con dovizia, aiutano enormemente i loro parrocchiani. Si chiedono se si deve lasciare chi non li ama, libero di fare del male, quindi, di picchiare moralmente e con persecuzioni. Si deve fare silenzio quando bisogna porgere la guancia? Non è così.
Chiarisco che c’è una distinzione tra un’offesa o una persecuzione e altri comportamenti che si possono configurare come reati e che richiedono un trattamento diverso, se l’altra persona per esempio minaccia o ricatta o fa mobbing. Non si può porgere l’altra guancia. Bisogna tutelarsi e chiedere aiuto, senza esprimere giudizi morali sugli altri.
Invece, l’offesa o la persecuzione basata su parole di giudizi, si devono accettare e comportarci come fece Gesù, il quale perdonò in ogni circostanza ed amò i suoi nemici fino alla fine.
In questo caso, quando noi porgiamo l’altra guancia, diamo a chi non ci ama un’altra possibilità per cambiare comportamento, convertirsi nel caso, arrivare a comprendere che vive male per sé e per gli altri.
Se interveniamo subito, replicando con gli stessi metodi usati dagli altri, annulliamo ogni possibilità di riconciliazione. Il silenzio amoroso e il perdono del cuore, possono ottenere la loro conversione, perché accompagniamo la pazienza con le preghiere e la partecipazione alla Messa.
Bisogna offrire sempre una possibilità a chi non ci ama.
Questa è la scuola del Vangelo, dobbiamo reagire amando e perdonando.
Non c’è altro comportamento nel Vangelo. Come scritto sopra, se le reazioni sono pericolose bisogna proteggersi, rimanendo nell’atteggiamento dell’amore e pronti alla riconciliazione, se gli altri sono disponibili.
Il nostro modello in ogni circostanza è Gesù, mettiamo da parte l’orgoglio umano.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Proposito
Oggi cercherò di utilizzare questi mezzi, secondo la possibilità: Vangelo, Eucaristia, accettazione serena della croce, per fare l’esperienza di Gesù.

Pensiero
L’amore và oltre il dolore e copre una moltitudine di colpe. (San Pier Crisologo)

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 25 gennaio 1984 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Questa sera desidero insegnarvi a meditare sull’amore. Innanzitutto riconciliatevi con tutti andando col pensiero alle persone con le quali avete difficoltà di rapporto e perdonatele: poi davanti al gruppo riconoscete queste situazioni e chiedete a Dio la grazia del perdono. In questo modo, dopo che avete aperto e “pulito” il vostro cuore, tutto quello che chiedete al Signore vi sarà dato. Chiedetegli in particolare i doni spirituali che vi sono necessari affinchè il vostro amore sia completo.

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 11 luglio 2009 (Messaggio straordinario dato a Ivan)
Cari figli, anche oggi vi invito in questo tempo di Grazia: aprite i vostri cuori, apritevi allo Spirito Santo. Cari figli, in particolare stasera vi invito a pregare per il dono del perdono. Perdonate, cari figli, amate. Sappiate, cari figli, che la Madre prega per voi e intercede presso Suo figlio. Grazie, cari figli, per avermi accolto anche oggi, aver accolto i miei messaggi e perché vivete i miei messaggi.

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 13 marzo 2010 (Messaggio straordinario dato a Ivan)
Cari Figli, anche oggi vi voglio invitare al perdono. Perdonate , figli miei! Perdonate gli altri, perdonate voi stessi. Cari Figli, questo è il tempo della Grazia. Pregate per tutti i miei figli che stanno lontano da Mio Figlio Gesù, pregate che tornino. La Madre prega con voi, la Madre intercede per voi. Grazie che anche oggi avete accolto i miei messaggi.