Commento al Vangelo – III Domenica di Avvento 2013 (Mt 11,2-11)
L’ambasciata di san Giovanni Battista
Gesù
Cristo era andato ad annunciare la buona novella nelle città della Galilea,
accompagnando la sua predicazione con strepitosi miracoli, e raccogliendo
sempre più, intorno a sé, un gran numero di seguaci. Questo dovette urtare la suscettibilità
dei discepoli di san Giovanni Battista, i quali credevano di vedere in Gesù
Cristo quasi un emulo del loro maestro.
Il
santo Precursore si trovava imprigionato a Macheronte nella Perea, per aver
rimproverato Erode del suo adulterio e, non potendo sfatare personalmente le
idee dei discepoli, pensò d’inviarli a Gesù perché la stessa parola viva del
Messia li avesse convinti. Che sia stata questa l’intenzione di san Giovanni
risulta chiaramente dal contesto e dall’elogio che di lui fece Gesù.
Per
la relativa facilità con la quale allora i prigionieri potevano corrispondere
con le persone care, e per la maggiore libertà che gli dava Erode stesso, san
Giovanni fu informato delle grandi opere che Gesù compiva, e questo accrebbe la
sua fede in Lui, e gli fece desiderare maggiormente di glorificarlo dinanzi al
popolo. Era stato mandato per annunciarlo e aprirgli la strada, e volle
compiere, anche dal carcere, la sua missione, rendendo testimoni del Messia i
propri discepoli. Questi andarono da Gesù in un momento nel quale Egli faceva
molti miracoli e, parlando in nome di san Giovanni, dissero: Sei tu colui
che deve venire, o ne dobbiamo aspettare un altro? La stessa domanda
dimostrava la stima che il Precursore aveva di Gesù Cristo, poiché si rimetteva
a Lui per una risposta come la più autorevole e santa che potesse avere.
Gesù
Cristo rispose con la testimonianza dei fatti che rispondevano alle profezie
fatte sul Messia (cf Is 35,5ss e
61,1): I ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
mondati, i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati.
Era
l’argomento più adatto a convincere i discepoli di san Giovanni, poiché il loro
Maestro non aveva fatto miracoli e non poteva essere lui il Messia, come forse
essi ammettevano, o per lo meno sospettavano. Ad essi sembrava che il loro maestro
avesse un aspetto più austero e venerando e che il fare semplice e cordiale di
Gesù fosse inconciliabile con la dignità di Messia, per questo il Redentore
soggiunse: Beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Egli voleva
dire: le opere parlano di me, ma io non cesso di essere ammantato di umiltà, e
beato colui che, nonostante questo, mi segue e ascolta la mia parola.
Gesù Cristo elogia san Giovanni Battista
La
domanda fatta da san Giovanni per mezzo dei due discepoli, mandati per far loro
toccare con mano la verità, poteva sembrare come un atto di sfiducia nella
realtà del Messia da parte del Precursore. Per dissipare questo equivoco, Gesù
ne fece l’elogio più bello, e lo fece dopo che gli ambasciatori di lui se ne
andarono, perché il suo elogio non fosse apparso come una lusinga o
un’adulazione. Le turbe erano andate dietro a san Giovanni, attratte dalla sua
fama, e lo avevano seguito anche nel deserto dov’egli si ritirava; ora, che
cosa erano andati a vedere? Forse un uomo incostante che, quasi come una canna
sotto la raffica del vento, si lascia inclinare laddove il vento soffia?
Egli,
invece, era stato fermo contro la stessa perversità di Erode, e aveva compiuto
con ferma fede la sua missione di Precursore, senza esitare un momento, come
sarebbe potuto apparire dall’ambasciata da lui mandata.
Che
cos’erano andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ma chi veste così sta
nella casa dei re, dove la vita è spesso sensuale e leggera. Egli, invece, era
l’esempio dell’austera penitenza, e col suo esempio insegnava a preparare
l’anima alla redenzione, rinnegandosi. Egli non era solo un profeta, come lo
stimavano le turbe, era più di un profeta, era colui che fu preannunciato da
Malachia (3,1), come l’angelo,
cioè il nunzio che doveva preparare le anime alla venuta del Messia,
era l’ultimo e più grande rappresentante dell’Antico Testamento, il quale non
annunciava o figurava il Messia futuro, ma lo additava presente. Per questa
grande missione, da lui compiuta con fedeltà incrollabile, egli era il più
santo di tutti i profeti e aveva una dignità che li superava tutti.
Gesù
Cristo conferma questa superiorità del Precursore sui profeti con gli effetti
della sua missione: i profeti suscitarono la fede e la speranza nel futuro
Messia; Giovanni, invece, attirò le turbe e le indirizzò verso il compimento
delle antiche promesse, lo fece con tanto ardore che, dopo la sua predicazione,
il regno dei cieli è diventato non un termine di aspirazione ma di
conquista reale, e il desiderio della salvezza quasi una gara e una ressa per
conseguirla.
Il
popolo, infatti, accorse sulle rive del Giordano, dove Giovanni predicava,
domandò il battesimo di penitenza; cominciò a prepararsi a partecipare al regno
di Dio, e letteralmente fece ressa e quasi violenza per avere il segno della
penitenza. Giovanni, più che profeta, annunciava e cominciava a mostrare il compimento
di quello che annunciava e di quello che era stato annunciato da tutti i
profeti.
Se
Giovanni è più grande di tutti i profeti per aver attratto le turbe al regno di
Dio, è evidente che il più piccolo di quelli che partecipano al regno dei cieli
e ne vivono è maggiore di lui.
Gesù non
parla della santità di san Giovanni ma dell’ufficio che compiva, com’è evidente
dal contesto; nelle sue parole c’è questa gradualità di dignità: il profeta che
annuncia di lontano il regno di Dio; il
Precursore che prepara le turbe perché vi entrino, e suscita il desiderio di farne
parte; il cristiano che vi entra e fa parte dell’ordine nuovo, non solo
desiderandolo, ma vivendolo. San Giovanni morì prima che la redenzione fosse
compiuta, e la sua vita, benché santa, non ebbe i caratteri di quella grandezza
che solo il Sangue e il sacrificio del Redentore poteva comunicarle. Se si
pensa che il più piccolo fedele della Chiesa partecipa al Corpo e al Sangue di
Gesù Cristo, s’intende perché è maggiore di Giovanni come dignità di carattere. Don Dolindo Ruotolo
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