Commento al Vangelo
della XXVII Domenica del T.O. 2012 (Mc
2,16)
B.V.M. del Santo Rosario
La questione del divorzio
Don Dolindo Ruotolo
Gesù partì
dalla Galilea e giunse nella Giudea per andare a Gerusalemme e subirvi la
dolorosissima Passione; ormai la sua vita volgeva all’epilogo, e il suo immenso
amore abbracciava tutte le genti, per redimerle.
Come doveva
essere doloroso al suo Cuore, in questi momenti solenni, vedere la doppiezza,
l’incredulità e l’ingratitudine degli scribi, dei farisei e dei sacerdoti,
sempre più lontani dall’intenderlo!
Egli camminava,
pensando alla salvezza di tutti, e i suoi nemici lo insidiavano per trarlo in
inganno e per avere il pretesto di condannarlo. È una cosa penosissima
considerare queste stonature dell’ingratitudine umana!
I farisei
interrogarono Gesù sulla questione del divorzio, perché, in tempi di corruzione
e di grande immoralità, era quella che avrebbe potuto più facilmente attirargli
contro l’odio dei grandi, infetti quasi tutti d’impurità; essi prevedevano quale
poteva essere la risposta di Lui, ed erano certi che si sarebbe compromesso.
Anche
questo doveva essere penosissimo per il Cuore del Redentore: parlare di
divorzio quando Egli si preparava a celebrare le sue nozze d’amore nel Sangue
del suo sacrificio, e parlarne quando la sinagoga, ripudiandolo, avrebbe
consumato il più peccaminoso degli adultèri spirituali!
Gesù Cristo
rispose, domandando che cosa avesse comandato
Mosè, cioè che cosa era scritto nella Legge.
Appellandosi a
Mosè voleva richiamare in vigore l’antico precetto di Dio com’era nella Genesi,
e non la concessione di Mosè, fatta per evitare maggiori disordini (cf Dt 24,1). Ma i suoi oppositori non
capirono, e si appellarono alla disposizione di tolleranza, della quale avevano
più facile ricordo, per l’uso e l’abuso che ne facevano. In realtà il santo
legislatore non aveva potuto volere che per un capriccio si sciogliesse un
vincolo posto da Dio, ma aveva voluto fare un’eccezione rara che doveva essere
valutata innanzi al Signore. Ora, per la corruzione dei cuori, l’eccezione era
diventata quasi la regola, e il divorzio aveva traviato talmente la coscienza
da farlo credere una necessità e un’esigenza dell’uomo.
Con grande
autorità, il Redentore richiamò la Legge alla sua primitiva purezza, perché il
nuovo regno che Egli veniva a fondare era regno di perfezione e di santità nel
quale non si poteva indulgere al traviamento dei sensi.
L’uomo
non si sposa per trovare un misero diletto materiale ma per compiere una
missione insieme con la donna che sceglie. Egli è una sola cosa con lei, e come
è impossibile separare un membro vivo da un altro, senza produrre
nell’organismo un dolore e un danno, così è impossibile separare l’uomo dalla
donna che ha sposata, senza produrre, in essi e nella stessa società, un danno
incalcolabile.
Dio stabilì
questa legge al principio, quando creò l’uomo; la confermò nella Legge
rivelata, e nessuno può separare ciò che Egli ha congiunto.
Ad
un ragionamento così stringato non c’era nulla da opporre, e i farisei
dovettero darsi per vinti. Gli apostoli però, rientrati in casa, interrogarono
nuovamente Gesù sull’argomento. Sembra un po’ strano che proprio essi non se ne
mostrassero ancora convinti, ma essi stavano più a contatto col popolo, e
raccoglievano dalla strada, più facilmente, l’eco dei continui divorzi che si
facevano, poiché l’argomento che più appassiona è sempre quello delle nozze e
dei pettegolezzi che vi hanno relazione. Data dunque la corruzione generale, le
parole di Gesù sembrarono loro di difficile attuazione, e perciò vollero altre
spiegazioni.
Il Redentore
confermò ciò che aveva detto, aggiungendo che i matrimoni fatti dai divorziati
erano veri adulteri, poiché il vincolo posto da Dio non può essere mai infranto
dal capriccio dell’uomo.
È orribile
pensare a quelli che oggi divorziano nelle nazioni apostate da Dio, e al numero
incalcolabile degli adulteri legali che si consumano nel mondo. Le statistiche
delle cosiddette nazioni civili sono scoraggianti in questo argomento, e quelle
delle nazioni comuniste fanno orrore! In Russia, per esempio, sono stati
numerosi i casi di matrimoni sciolti nel giorno stesso nel quale sono stati
fatti, e sciolti con una semplice dichiarazione, senz’altro processo. È vero
che quelli non sono matrimoni, mancando della benedizione di Dio, ma appunto
per questo gli adultèri vi si moltiplicano in una maniera tanto turpe che fa
ribrezzo. Dove cade l’uomo quando si allontana dalla Legge di Dio!
Gesù
guardava lontano, all’unione spirituale
dell’anima
consacrata con Lui
In san Matteo
(19,12) è detto che Gesù, all’argomento del matrimonio, fece seguire quello
della verginità volontaria per amore di Dio; Egli aveva, dunque, innanzi al suo
sguardo, non semplicemente una questione legale, ma una questione spirituale;
considerava le nozze per quel che significano, come immagine delle sue nozze
con la Chiesa, e considerava la verginità come il mezzo di una più profonda e
completa unione con Lui. L’uomo lascia il padre e la madre per stare con la
moglie, e l’anima lascia tutto quello che è sensuale per stare unita al
Signore. Chi lascia la moglie per sposare un’altra è adultero, e l’anima che è
infedele allo stato verginale è adultera spiritualmente, poiché lascia lo Sposo
divino per una misera creatura, e lo lascia per il capriccio d’una passione.
Chi è infedele
alle nozze terrene è meritevole del disprezzo di tutti, e chi è infedele a
quelle celesti è degno del disprezzo del Signore.
Si può dire che
anche il cristiano che ripudia la Legge di Dio nella propria vita, e si dà al
mondo, seguendone gli usi e le massime, è un adultero.
Gesù
guardava all’unione dei popoli con Dio
L’unione di Dio
col suo popolo, infatti, è sempre figurata nella Scrittura come un connubio
spirituale, e il cristiano che segue il mondo viene meno alla fedeltà di un amore
giurato. Come si può, dunque, abbracciare, con tanta facilità, qualunque nuova
dottrina, e farsi con tanta leggerezza quasi permeare da idee e da usi contrari
allo spirito di Gesù Cristo?
Vengono i falsi
profeti; affascinano come può affascinare una donna corrotta; promulgano nuove
massime; pretendono creare una nuova famiglia umana sulle basi delle loro
concezioni fantastiche ed empie; formano le loro combriccole come caricatura
della Chiesa, e chi li segue è adultero, perché rinnega la Legge di Dio per la
stolta parola dell’uomo!
È così che le
nazioni, a mano a mano, apostatano dalla Chiesa, e cadono in quelle confusioni
banali alle quali assistiamo noi stessi, diventando le sinagoghe di satana.
Le civiltà che
non sono fondate sul Vangelo e sulle Leggi della Chiesa durano quanto dura un
adulterio: finché dura la passione disordinata, o finché si riesce a farla
durare a forza di belletti e di seduzioni l’adulterio sembra il più felice
degli stati coniugali; ma quando la passione cade, quelle società diventano e
si manifestano per quello che sono: un disordine e una rovina.
Sorgono i falsi
profeti, seducono le plebi con le promesse roboanti, fingono di mantenerle con
i belletti delle leggi draconiane e della disciplina prepotente. Si
autoelogiano, asserviscono la stampa, e fanno apparire come un successo meraviglioso
delle nuove idee quello che è solo una presa in giro. Credono di aver creato
una nuova società da sostituirsi alla Chiesa, e hanno commesso solo un
adulterio. Appena cadono i belletti della politica, o una nuova passione agita
le turbe, la casa adultera si sfascia; si sfascia, e gli edifici che sembravano
di ferro cadono come misere costruzioni di fragile terriccio.
Non ci facciamo
illudere più; siamo stati abbastanza ingannati dalle grazie di tale…
prostituzione; domandiamo a chi si presenta come riformatore la sua carta
d’identità, la sua carta di fedeltà alla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana;
se non ce l’ha, non gli prestiamo fede: è un misero mezzano di nuovi adultèri
dello spirito!
La
predilezione di Gesù per i fanciulli.
Gesù Cristo,
Purezza per essenza, amava immensamente la verginità e l’innocenza. Egli,
perciò, dopo aver parlato dell’adulterio e del matrimonio, accolse con più
grande amore i piccoli che gli venivano presentati, pascolandosi così fra quei
gigli. Il Sacro Testo ci presenta questo contrasto così bello. Con quale amore
dovette considerare Gesù quei piccoli, senza malizia e senza passioni degradanti
che gli tendevano le mani e gli sorridevano, immagine viva e delicata del santo
connubio che Egli voleva stringere con le anime!
Gli apostoli
non potevano capire questi profondi pensieri del loro Maestro, e sgridarono le
persone che gli presentavano quei piccoli, riguardandoli come un fastidio. Ma
Gesù fu altamente disgustato del loro atteggiamento, e disse con
infinita tenerezza verso i pargoli di tutti i tempi e di tutte le genti: Lasciate
che i piccoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno
di Dio.
È evidente dal
contesto che gli apostoli dovettero non solo mostrarsi annoiati dalla ressa dei
piccoli, ma dovettero strapazzarli, allontanandoli rudemente, come è così
comune vedere anche oggi quando ci sono assembramenti di fanciulli. Questi,
infatti, sono invadenti, vanno dritto a quello che li attrae, non ascoltano
richiami, si precipitano, vociano, tendono le mani, e non intendono altro.
Gesù fu
altamente disgustato dell’irruenza degli apostoli, perché sentì nel suo
Cuore gli strapazzi fatti ai suoi piccoli, e fu disgustato perché glieli allontanavano.
Ogni spinta, ogni percossa, ogni scappellotto che si dava loro, era come dato
al suo amabile e sensibile Cuore e l’allontanarli era come uno strapparli al
suo amore. Egli perciò, difendendoli, li accolse come gli eredi del regno dei
Cieli e come il modello di tutti quelli che volevano entrarvi; li abbracciò,
li strinse al Cuore e li benedisse.
Nessun commento:
Posta un commento