Commento
al Vangelo della XXVII Domenica del TO 2015 B (Mc
2,16)
San
Francesco d’Assisi
La
questione
del divorzio
Gesù
partì dalla Galilea e giunse nella Giudea per andare a Gerusalemme e
subirvi la dolorosissima Passione; ormai la sua vita volgeva
all’epilogo, e il suo immenso amore abbracciava tutte le genti, per
redimerle.
Come
doveva essere doloroso al suo Cuore, in questi momenti solenni,
vedere la doppiezza, l’incredulità e l’ingratitudine degli
scribi, dei farisei e dei sacerdoti, sempre più lontani dall'intenderlo!
Egli
camminava, pensando alla salvezza di tutti, e i suoi nemici lo
insidiavano per trarlo in inganno e per avere il pretesto di
condannarlo. È una cosa penosissima considerare queste stonature
dell’ingratitudine umana!
I farisei
interrogarono Gesù sulla questione del divorzio, perché, in tempi
di corruzione e di grande immoralità, era quella che avrebbe potuto
più facilmente attirargli contro l’odio dei grandi, infetti quasi
tutti d’impurità; essi prevedevano quale poteva essere la risposta
di Lui, ed erano certi che si sarebbe compromesso.
Anche
questo doveva essere penosissimo per il Cuore del Redentore: parlare
di divorzio quando Egli si preparava a celebrare le sue nozze d’amore
nel Sangue del suo sacrificio, e parlarne quando la sinagoga,
ripudiandolo, avrebbe consumato il più peccaminoso degli adultèri
spirituali!
Gesù
Cristo rispose, domandando che cosa avesse comandato
Mosè,
cioè
che cosa era scritto nella Legge.
Appellandosi
a Mosè voleva richiamare in vigore l’antico precetto di Dio
com’era nella Genesi, e non la concessione di Mosè, fatta per
evitare maggiori disordini (cf Dt
24,1). Ma i suoi oppositori non capirono, e si appellarono alla
disposizione di tolleranza, della quale avevano più facile ricordo,
per l’uso e l’abuso che ne facevano. In realtà il santo
legislatore non aveva potuto volere che per un capriccio si
sciogliesse un vincolo posto da Dio, ma aveva voluto fare
un’eccezione rara che doveva essere valutata innanzi al Signore.
Ora, per la corruzione dei cuori, l’eccezione era diventata quasi
la regola, e il divorzio aveva traviato talmente la coscienza da
farlo credere una necessità e un’esigenza dell’uomo.
Con
grande autorità, il Redentore richiamò la Legge alla sua primitiva
purezza, perché il nuovo regno che Egli veniva a fondare era regno
di perfezione e di santità nel quale non si poteva indulgere al
traviamento dei sensi.
L’uomo
non si sposa per trovare un misero diletto materiale ma per compiere
una missione insieme con la donna che sceglie. Egli è una sola cosa
con lei, e come è impossibile separare un membro vivo da un altro,
senza produrre nell’organismo un dolore e un danno, così è
impossibile separare l’uomo dalla donna che ha sposata, senza
produrre, in essi e nella stessa società, un danno incalcolabile.
Dio
stabilì questa legge al principio, quando creò l’uomo; la
confermò nella Legge rivelata, e nessuno può separare ciò che Egli
ha congiunto.
Ad un
ragionamento così stringato non c’era nulla da opporre, e i
farisei dovettero darsi per vinti. Gli apostoli però, rientrati in
casa, interrogarono nuovamente Gesù sull’argomento. Sembra un po’
strano che proprio essi non se ne mostrassero ancora convinti, ma
essi stavano più a contatto col popolo, e raccoglievano dalla
strada, più facilmente, l’eco dei continui divorzi che si
facevano, poiché l’argomento che più appassiona è sempre quello
delle nozze e dei pettegolezzi che vi hanno relazione. Data dunque la
corruzione generale, le parole di Gesù sembrarono loro di difficile
attuazione, e perciò vollero altre spiegazioni.
Il
Redentore confermò ciò che aveva detto, aggiungendo che i matrimoni
fatti dai divorziati erano veri adulteri, poiché il vincolo posto da
Dio non può essere mai infranto dal capriccio dell’uomo.
È
orribile pensare a quelli che oggi divorziano nelle nazioni apostate
da Dio, e al numero incalcolabile degli adulteri legali che si
consumano nel mondo. Le statistiche delle cosiddette nazioni civili
sono scoraggianti in questo argomento, e quelle delle nazioni
comuniste fanno orrore! In Russia, per esempio, sono stati numerosi i
casi di matrimoni sciolti nel giorno stesso nel quale sono stati
fatti, e sciolti con una semplice dichiarazione, senz’altro
processo. È vero che quelli non sono matrimoni, mancando della
benedizione di Dio, ma appunto per questo gli adultèri vi si
moltiplicano in una maniera tanto turpe che fa ribrezzo. Dove cade
l’uomo quando si allontana dalla Legge di Dio!
Gesù
guardava lontano, all’unione spirituale
dell’anima
consacrata con Lui
In san
Matteo (19,12) è detto che Gesù, all’argomento del matrimonio,
fece seguire quello della verginità volontaria per amore di Dio;
Egli aveva, dunque, innanzi al suo sguardo, non semplicemente una
questione legale, ma una questione spirituale; considerava le nozze
per quel che significano, come immagine delle sue nozze con la
Chiesa, e considerava la verginità come il mezzo di una più
profonda e completa unione con Lui. L’uomo lascia il padre e la
madre per stare con la moglie, e l’anima lascia tutto quello che è
sensuale per stare unita al Signore. Chi lascia la moglie per sposare
un’altra è adultero, e l’anima che è infedele allo stato
verginale è adultera spiritualmente, poiché lascia lo Sposo divino
per una misera creatura, e lo lascia per il capriccio d’una
passione.
Chi è
infedele alle nozze terrene è meritevole del disprezzo di tutti, e
chi è infedele a quelle celesti è degno del disprezzo del Signore.
Si può
dire che anche il cristiano che ripudia la Legge di Dio nella propria
vita, e si dà al mondo, seguendone gli usi e le massime, è un
adultero.
Gesù
guardava all’unione dei popoli con Dio
L’unione
di Dio col suo popolo, infatti, è sempre figurata nella Scrittura
come un connubio spirituale, e il cristiano che segue il mondo viene
meno alla fedeltà di un amore giurato. Come si può, dunque,
abbracciare, con tanta facilità, qualunque nuova dottrina, e farsi
con tanta leggerezza quasi permeare da idee e da usi contrari allo
spirito di Gesù Cristo?
Vengono i
falsi profeti; affascinano come può affascinare una donna corrotta;
promulgano nuove massime; pretendono creare una nuova famiglia umana
sulle basi delle loro concezioni fantastiche ed empie; formano le
loro combriccole come caricatura della Chiesa, e chi li segue è
adultero, perché rinnega la Legge di Dio per la stolta parola
dell’uomo!
È così
che le nazioni, a mano a mano, apostatano dalla Chiesa, e cadono in
quelle confusioni banali alle quali assistiamo noi stessi, diventando
le sinagoghe di satana.
Le
civiltà che non sono fondate sul Vangelo e sulle Leggi della Chiesa
durano quanto dura un adulterio: finché dura la passione
disordinata, o finché si riesce a farla durare a forza di belletti e
di seduzioni l’adulterio sembra il più felice degli stati
coniugali; ma quando la passione cade, quelle società diventano e si
manifestano per quello che sono: un disordine e una rovina.
Sorgono i
falsi profeti, seducono le plebi con le promesse roboanti, fingono di
mantenerle con i belletti delle leggi draconiane e della disciplina
prepotente. Si autoelogiano, asserviscono la stampa, e fanno apparire
come un successo meraviglioso delle nuove idee quello che è solo una
presa in giro. Credono di aver creato una nuova società da
sostituirsi alla Chiesa, e hanno commesso solo un adulterio. Appena
cadono i belletti della politica, o una nuova passione agita le
turbe, la casa adultera si sfascia; si sfascia, e gli edifici che
sembravano di ferro cadono come misere costruzioni di fragile
terriccio.
Non ci
facciamo illudere più; siamo stati abbastanza ingannati dalle grazie
di tale… prostituzione; domandiamo a chi si presenta come
riformatore la sua carta d’identità, la sua carta di fedeltà alla
Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; se non ce l’ha, non gli
prestiamo fede: è un misero mezzano di nuovi adultèri dello
spirito!
La
predilezione di Gesù per i fanciulli
Gesù
Cristo, Purezza per essenza, amava immensamente la verginità e
l’innocenza. Egli, perciò, dopo aver parlato dell’adulterio e
del matrimonio, accolse con più grande amore i piccoli che gli
venivano presentati, pascolandosi così fra quei gigli. Il Sacro
Testo ci presenta questo contrasto così bello. Con quale amore
dovette considerare Gesù quei piccoli, senza malizia e senza
passioni degradanti che gli tendevano le mani e gli sorridevano,
immagine viva e delicata del santo connubio che Egli voleva stringere
con le anime!
Gli
apostoli non potevano capire questi profondi pensieri del loro
Maestro, e sgridarono le persone che gli presentavano quei piccoli,
riguardandoli come un fastidio. Ma Gesù fu
altamente disgustato
del
loro atteggiamento, e disse con infinita tenerezza verso i pargoli di
tutti i tempi e di tutte le genti: Lasciate
che i piccoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi
è il regno di Dio.
È
evidente dal contesto che gli apostoli dovettero non solo mostrarsi
annoiati dalla ressa dei piccoli, ma dovettero strapazzarli,
allontanandoli rudemente, come è così comune vedere anche oggi
quando ci sono assembramenti di fanciulli. Questi, infatti, sono
invadenti, vanno dritto a quello che li attrae, non ascoltano
richiami, si precipitano, vociano, tendono le mani, e non intendono
altro.
Gesù fu
altamente disgustato
dell’irruenza
degli apostoli, perché sentì nel suo Cuore gli strapazzi fatti ai
suoi piccoli, e fu disgustato perché glieli allontanavano. Ogni
spinta, ogni percossa, ogni scappellotto che si dava loro, era come
dato al suo amabile e sensibile Cuore e l’allontanarli era come uno
strapparli al suo amore. Egli perciò, difendendoli, li accolse come
gli eredi del regno dei Cieli e come il modello di tutti quelli che
volevano entrarvi; li
abbracciò, li
strinse al Cuore e li benedisse.
Padre Dolindo Ruotolo
Nessun commento:
Posta un commento