Commento al Vangelo – XXX Domenica del T.O. B 2012 (Mc 10,46-52)
Il cieco di Gerico
Gesù Cristo mostrò subito agli apostoli
quale doveva essere la natura della loro potestà e come dovevano esercitarla.
Stando nei pressi di Gerico, un cieco di nome Bartimèo, sentendo che passava
Gesù Nazareno, cominciò a gridare a gran voce, implorando pietà. San Matteo dice
che erano due ciechi, e noi, a suo luogo, spiegammo la difficoltà che presenta
questa differenza nei due racconti. Nell’armonia del quadro evangelico,
quest’unico cieco che grida è l’immagine e la rappresentanza dell’umanità
addolorata che implora pietà dal Redentore, e che, cieca, immiserita, impotente
a salvarsi da sé, si rivolge a Colui che può salvarla. Il popolo sgrida il
cieco e vuol farlo tacere, come il mondo cerca di tacitare, con la forza, il
grido degli afflitti, perché lo stima un fastidio. Le grandi civiltà non
riescono ad eliminare le afflizioni del popolo, ma lo fanno tacere con le leggi
repressive, acuendone l’esasperazione e le sofferenze. Gesù Cristo, invece, va
incontro ai miserabili, li chiama al suo Cuore, li consola, e dona loro la
misericordia e la pace. Anche in questo, le vie del mondo sono essenzialmente
diverse da quelle di Dio.
Oggi
le nazioni apostate, accecate dagli errori, siedono lungo le vie della vita
terrena e non vedono nulla; sentono solo la loro miseria e cercano l’elemosina
di un sollievo. Ma chi può darlo loro? Da quanti anni il povero cieco cercava
l’elemosina senza che alcuno avesse potuto sollevarlo veramente nella sua
principale infelicità! Solo Gesù poté risuscitargli la fede, chiamarlo a sé e
guarirlo; solo gridando a Gesù, Re universale, le povere nazioni apostate
possono ritrovare la fede, avvicinarsi al Redentore e riconquistare la vista dello
Spirito e, con la vista, la tranquillità e la pace.
L’umanità
grida, oggi, tra gli spasimi di una povertà morale mai conosciuta, perché è
cieca! Elemosina lungo la via e non ha alcuna speranza di risorgere; elemosina
il suo stentato sostentamento, ed è come abbandonata! Gesù la chiama quando
tutti, opprimendola con l’inganno, tentano di strapparle il grido della
preghiera e abbrutirla.
Essa
deve ascoltare solo il suo Redentore e gridare più forte, perché la voce della
preghiera le ottenga la grazia di una rinascita spirituale. Sta’ di buon
animo – dissero al
cieco quando Gesù lo chiamò –; alzati, Egli ti chiama. E quegli,
gettato via il mantello, balzò in piedi, e andò da Lui. L’umanità sembra
perduta, ma le si può dire veramente: Sta’ di buon animo; alzati, Egli ti
chiama, perché veramente il Signore chiama con i suoi flagelli. Essa deve
gettare via il mantello delle iniquità che la ricoprono; deve balzare in piedi
per un impeto di fede e deve andare da Gesù, con la ferma fiducia di guarire.
Il grido del mondo
Chi
poteva considerarsi più privo d’ogni speranza come il povero cieco? Quando la
pupilla si è spenta, nessuna forza umana può riattivarla. Eppure Gesù riaprì
quegli occhi e, riaprendoli, attrasse a sé quell’infelice che lo seguì per
la strada. Nessuna speranza può considerarsi fallita quando si va da Gesù
con vera fede, perché Egli è onnipotente. Anche oggi lo stato del mondo non è
senza speranza, perché Iddio ha fatto sanabili le nazioni; occorre solo
che esse, accecate dall’apostasia e ridotte in estrema miseria, elevino il
grido del loro cuore a Gesù, e vadano a Lui che chiama, gettando via, con
coraggio, quel manto di falsa civiltà e di più falsa libertà che le ha ridotte
nell’impossibilità di vedere.
Ci
lamentiamo di certi cataclismi che succedono nel mondo, e ci sembrano inutili;
eppure essi sono permessi o voluti da Dio per strappare alle generazioni umane
quel manto di barbarie morale che si mostra come manto di civiltà e di progresso.
È
inutile illudersi: certe forme di progresso sono spaventoso regresso; le grandi
industrie, per esempio, hanno portato nel mondo la grande miseria, e l’hanno
depravato fino all’idolatria della macchina e del lavoro, come è avvenuto in
Russia.
La
vita moderna, con i suoi complessi ingranaggi che sempre più si moltiplicano,
rende impossibile la vita dello spirito, abbrutisce gli operai, opprime, toglie
ogni libertà, rende nevrastenici e immorali, e questo non è civiltà, ma
barbarie.
Gettiamo
via le pesanti sovrastrutture che la stoltezza umana e l’insidia diabolica
hanno fatto sull’ordine della vita, e gridiamo a Gesù che ci viene incontro
nella sua misericordia: Signore fa’ che vediamo.
Vediamo il Cielo attraverso le nebbie della materia; vediamo
Dio attraverso la creazione; vediamo Gesù attraverso i veli eucaristici; vediamo
le meraviglie della Chiesa Cattolica e, con gli occhi aperti alla verità,
seguiamo Gesù nelle povere vie della nostra vita. Padre Dolindo Ruotolo
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