Commento al Vangelo –
XXXI Domenica del T.O. B 2012 (Mc
12,28-34)
Il primo
comandamento
Don Dolindo Ruotolo
Gesù, dicendo: Dio non è il Dio dei
morti ma dei vivi, dovette dare alle sue parole un’espressione di grande amore,
perché Egli era la gloria sussistente del Padre. Se un’anima, appena appena
infiammata per Dio, non sa nominarlo senza sentirsi commossa, il Cuore divino
di Gesù era un incendio d’amore e questo dava alle sue parole una luminosità
immensa. Dicendo poi: Egli non è il Dio dei morti ma dei vivi, guardò le
anime dei suoi interlocutori, carichi di peccati e morti alla grazia, e diede
alle sue parole un’espressione penetrante e profonda che scosse uno degli
scribi, che poco prima l’avevano interrogato per trarlo in inganno. Egli sentì,
nel proprio cuore, un desiderio di bene, sentì quella prima grazia che comincia
a mutare un’anima, e interrogò Gesù per conoscere quale fosse il primo
comandamento della Legge.
Queste
disposizioni interiori dello scriba si rilevano dal medesimo Testo Sacro: egli,
infatti, dopo avere ascoltato la risposta di Gesù, la ripeté, in un accento di
convinzione e di soddisfazione, come chi ne è penetrato, e aggiunse che amare
Dio e il prossimo valeva più di tutti gli olocausti e i sacrifici. Il Redentore
stesso gli soggiunse che non era lontano dal regno di Dio, perché vide
nel cuore di lui delle buone disposizioni d’amore verso Dio e di vero desiderio
di conoscere la verità.
Questo
scriba cominciò ad interrogare Gesù per confonderlo nella questione del
tributo, e rimase scosso per la prudenza con la quale Gesù aveva risposto,
concependo per Lui quella naturale simpatia che si ha per un essere intelligente
e sagace. Lo ascoltò per rispondere ai sadducei, e nell’espressione stessa
delle sue parole capì che egli amava il Signore; perciò lo interrogò sul primo
di tutti i comandamenti. Le parole di Gesù lo compunsero profondamente, ed egli
le ripeté, ampliandole un po’, come chi riflette su di una verità dimenticata e
trascurata, e se la vuole imprimere profondamente nell’anima: Maestro, hai
detto bene e con tutta verità che v’è un solo Dio, e non ve n’è altri fuori di
Lui, e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l’intelletto, con tutta
l’anima, e con tutte le forze, e amare il prossimo come se stesso vale più di
tutti gli olocausti e sacrifici.
Egli, in
quel momento, si distaccava, per così dire, dal suo ambiente, e voleva dire ai
suoi correligionari: noi perdiamo tempo in troppe cose, e non riflettiamo che
l’essenziale sta nell’amare Dio e il prossimo.
Padre Dolindo Ruotolo
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