Commento al Vangelo – IV Domenica del T.O. C 2013 (Lc 4,21-30)
Gesù Cristo, dopo aver vinto la tentazione di satana, cominciò il suo ministero nella
Giudea, come dice san Giovanni (2, 3 e 4), e vi fece parecchi prodigi, dei
quali furono testimoni alcuni Galilei. Poi, spinto dallo Spirito Santo, andò in
Galilea, dove già si era sparsa la fama dei suoi miracoli e della sua Parola,
di modo che cominciò intorno a Lui un concorso grande di popolo che lo seguiva
per ascoltarlo nelle sinagoghe dov’Egli insegnava, e lo acclamava. L’acclamazione
del popolo ci fa intendere che la divina Parola penetrava il cuore di tutti con
fascino straordinario.
Percorrendo
le città della Galilea, Gesù andò anche a Nazaret, dov’era stato allevato e che
amava come sua patria, e si recò nella sinagoga di sabato per leggervi la Scrittura e insegnare.
Era uso, infatti, nei sabati, leggere nelle sinagoghe qualche tratto della
Legge o dei Profeti, per poi spiegarlo al popolo. Quando era presente,
nell’adunanza, una persona autorevole le si dava l’incarico di leggere, e le si
consegnava il libro, cioè il rotolo di pergamena avvolto intorno ad un asse di
legno, sul quale era scritta, da un lato solo, la Parola di Dio, affinché
avesse scelto il testo. Chi leggeva rimaneva in piedi per rispetto, e dopo,
ripiegato il rotolo, cominciava il suo discorso.
Nella
sinagoga di Nazaret fu consegnato a Gesù il libro del profeta Isaia, ed Egli,
spiegatolo, vi trovò quel passo che si riferiva proprio alla missione che stava
compiendo. Il profeta parlava in nome del Messia futuro, dicendo: Lo Spirito
del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri, mi ha
mandato a sanare i contriti di cuore, ad annunciare agli schiavi la liberazione,
a dare ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare
l’anno accettevole del Signore e il giorno della retribuzione.
Era il
programma dell’opera sua fino alla consumazione dei secoli; era la sintesi
della sua missione spirituale e delle opere mirabili che l’avrebbero
accompagnata. Egli, unto dallo Spirito Santo, doveva annunciare la verità
eterna ai poveri, cioè al popolo, ai peccatori e agl’ignoranti, tutti
poveri di luce e di grazia soprannaturale; doveva sanare i contriti di cuore, cioè gli afflitti, i
pusillanimi, e quelli che, essendo avviliti nei peccati, desideravano
risorgere; redimendo gli uomini, Egli avrebbe annunciato la liberazione ad
essi, e alle anime che erano nel Limbo in attesa della salvezza.
Con la parola
della verità avrebbe dato la vista ai ciechi, con la propagazione del Vangelo
per tutta la terra avrebbe ridonato la libertà agli oppressi, riempiendo di
gioia i cuori per la grazia di Dio; con la diffusione delle divine misericordie
avrebbe predicato l’anno accettevole, cioè il tempo di grandi grazie per le anime, e infine
avrebbe annunciato il giorno della retribuzione, cioè il Giudizio finale.
Nelle
parole di Isaia c’era l’annuncio profetico dell’opera del Redentore e dello
sviluppo di questa immensa misericordia per i secoli futuri, sino al termine
dei secoli. Egli avrebbe anche beneficato il popolo, e avrebbe realmente
consolato gli afflitti, guarito gl’infermi, dato la vista ai ciechi, ecc.; ma
questi benefici erano figura di benefici più grandi che avrebbe diffusi per la
sua Chiesa nei secoli.
Sette grandi
annunci che possono considerarsi come profezia dei sette periodi della storia
della Chiesa:
1°
l’evangelizzazione dei poveri;
2° il
rinnovamento della società umana, avvilita dal paganesimo mediante il
sacrificio dei martiri, i grandi contriti dall’iniquità umana;
3° il trionfo
della Chiesa, prima ridotta in servitù sanguinosa dai Cesari;
4°
l’illuminazione della verità a tutto il mondo, per mezzo dei dottori della
Chiesa;
5° la
liberazione dalle nuove persecuzioni, nel periodo dell’apostasia delle nazioni,
ed il trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi;
6° l’anno
accettevole, cioè un
periodo di grandi grazie, e un trionfo grande della Chiesa nel regno di Dio;
7° infine,
l’ultima prevaricazione e il Giudizio finale.
Gesù Cristo,
ripiegato il rotolo, lo rese al ministro della sinagoga, e si pose a sedere.
Splendeva
dal suo volto la verità, perché guardava a tutto il tempo futuro, e perciò
tutti gli occhi erano fissi in Lui, attratti dal suo fulgore. Il suo aspetto
conquideva, e la sua Parola era affascinante, e perciò tutti lo guardavano, per
non perdere una parola di ciò che stava per dire. Egli, guardandoli
per raccoglierli nel suo Cuore, esclamò: Oggi le vostre orecchie hanno udito
l’adempimento di questo passo della Scrittura.
Probabilmente
queste parole furono solo l’enunciato di un discorso che Egli pronunciò, o
poterono anche esserne l’epilogo. L’evangelista non ce lo riporta, ma è
evidente che Gesù dovette dimostrare in qual modo quelle parole si erano
avverate, e in qual modo questo compimento si sarebbe sviluppato, perché il
Sacro Testo soggiunge che tutti gli rendevano testimonianza, ammirando le
parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Gli rendevano testimonianza, cioè
erano convinti di ciò che diceva, se ne entusiasmavano e ne parlavano fra di
loro per comunicarsi le loro impressioni di stupore.
Alcuni, però,
gettando la diffidenza nell’assemblea, proprio quando poteva germinare la Parola di Dio in quei cuori
e disporli a seguire la verità, esclamarono: Non è costui il figlio di
Giuseppe? Lo dissero con disprezzo, com’è evidente dal contesto, e
impedirono ai cuori di aprirsi alla verità.
Molti erano
andati nella sinagoga con la speranza di assistere a qualche miracolo e, vedendo
che Gesù non ne aveva operati, provarono una profonda delusione, e per questo
ricordarono che Gesù era il figlio di Giuseppe, com’essi lo credevano, ignorando il mistero della
Verginità di Maria, e quello della sua divina Maternità. Gesù Cristo smascherò
i loro occulti pensieri, mostrando che non aveva potuto operare miracoli
proprio per la loro poca fede, e affermando con severa parola, un po’ coperta
ma chiara che sarebbe stata usata misericordia maggiore ai pagani, come fu
usata pietà alla vedova di Sarepta da Elia, e Naaman il Siro da Eliseo, poiché
nessun profeta è accetto nella sua patria.
Le parole
severe di Gesù rivelavano tutto il retroscena dei cuori malintenzionati che lo
ascoltavano, ed erano dirette alla loro conversione; ma, rifiutando essi la
divina misericordia, furono come invasati da satana, e tutti, alzandosi con
impeto, lo cacciarono fuori dalla sinagoga e dalla città, e lo sospinsero fin
sulla sommità della montagna, dove all’angolo sud-ovest c’era un precipizio
profondo dieci o dodici metri, per gettarvelo dentro e ucciderlo. Gesù, però,
manifestando la sua divina potenza, passò in mezzo a loro tranquillamente e se
ne andò, senza che alcuno avesse osato porgli le mani addosso. Egli mostrò, in
tal modo, che era Dominatore tranquillo degli eventi, e che senza il suo
permesso nessuno poteva fargli del male. Padre Dolindo Ruotolo
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