Vangelo della XXXIII Domenica TO 2013 C (Lc 21,5-19)
La rovina di Gerusalemme
Gesù
Cristo insegnava ogni giorno nel tempio e i discepoli ebbero occasione così di
osservarne la magnificenza. Nei primi giorni non vi badarono troppo, perché
attratti dalle parole del Maestro divino; ma, rivedendo il maestoso edificio e
stando naturalmente un po’ più distratti dalla divina Parola per l’abitudine
quotidiana di ascoltarla, ne notarono la bellezza e la segnalarono al Maestro
con quel senso naturale di compiacenza e di orgoglio che si ha per una gloria
nazionale.
Gesù Cristo, lungi dal fermarsi sulla magnificenza
dell’edificio, col suo sguardo divino ne guardò il dissolvimento e la rovina
che l’avrebbero colpito a causa dei peccati del popolo e del delitto immane del
deicidio che si accingeva già a consumare. Vide in quel tempio l’immagine del
suo Corpo che sarebbe stato colpito dalla morte violenta e vide il castigo che
avrebbe colpito il popolo con la rovina della città e del grandioso edificio;
vide in questa rovina la figura e l’immagine della catastrofica fine del mondo,
a causa dei delitti consumati nei secoli contro Dio, il suo Cristo e la Chiesa , suo Corpo mistico,
e rispose annunciando le due catastrofi ed esortando i discepoli e i popoli
sull’atteggiamento che dovevano avere in quelle immani sventure. Cominciando
dal tempio e annunciando nella sua rovina quella di Gerusalemme, esclamò: Giorno
verrà che di tutto questo che vedete non rimarrà pietra su pietra che non sia
distrutta.
Disse queste parole con tale accento di
verità che nessuno di quelli che le ascoltarono osò dubitarne, e perciò gli
domandarono quando sarebbe avvenuta quella rovina e da quali segni sarebbe
stata preceduta. Facendo questa domanda, vollero inconsciamente assicurarsi se
essi sarebbero stati travolti dalla catastrofe e sperarono di non esserne
testimoni. Era troppo vivo il loro amore per la patria e per il tempio per non
riguardare come suprema sventura il vederne la rovina; Gesù rispose a questa
intima preoccupazione, disingannando essi e quelli che sarebbero venuti dopo di
loro, perché la Chiesa
che Egli fondava sarebbe stata esposta in ogni tempo alle persecuzioni, e nel
mondo sarebbero successe in ogni tempo rovine.
Pensare di non trovarsi presenti ad un cataclisma era
speranza inattuabile per quelli che dovevano peregrinare combattendo e che in
ogni tempo si sarebbero trovati di fronte ai disseminatori di errori, causa
vera e prossima delle persecuzioni e dei castighi che ne sarebbero stati conseguenza.
Perciò col suo parlare divinamente sintetico, rispose: Badate
di non essere sedotti, poiché molti verranno sotto il mio nome, cioè come messia e come realizzatori
di una rinnovazione universale, e diranno sono io, e il tempo è vicino.
Molti falsi profeti crederanno di essere essi i dominatori
universali, e annunceranno il tempo della prosperità del mondo, come anche
molti, di fronte ai mali incalzanti in ciascun secolo, crederanno prossima la
fine del mondo. Ma erreranno e saranno solo annunciatori di errori.
Tanto il regno di Dio quanto la fine del mondo saranno
preceduti da guerre e da rivoluzioni, ma queste non saranno un segno
immediatamente prossimo, tanto della fine del dominio degli empi, quanto della
fine del mondo; ne saranno solo una preparazione ed avverranno per purificare
la terra e raccogliere gli eletti. Non saranno segni esclusivi di questi due
grandissimi eventi della storia del mondo, perché in ogni tempo vi saranno
guerre e sedizioni. La caratteristica delle guerre e delle rivoluzioni del
tempo precedente il regno di Dio e la fine del mondo sarà l’universalità del
flagello, accompagnato da pestilenze, carestie, segni spaventevoli nel cielo, e
grandi prodigi sulla terra; cioè, probabilmente, grandi invenzioni che
stupiranno il mondo. Perciò Gesù, dopo aver detto che vi saranno sempre guerre
e sommosse, pur non essendo ancora la fine, accenna specificatamente ai
caratteri di quelle che preluderanno alla fine dell’iniquità e alla fine del
mondo: Si solleverà nazione contro nazione, e regno contro regno, cioè vi sarà una
conflagrazione universale, una guerra universale, caratteristicamente tale per
lo schieramento simultaneo di gruppi di nazioni contro gruppi di nazioni, e di
gruppi di regni contro regni, coinvolgendo, quindi, repubbliche e monarchie.
Questo cataclisma sociale sarà accompagnato da grandi
terremoti, da pestilenze e da carestie. In ogni tempo vi sono stati terremoti,
pestilenze e carestie, ma questi flagelli, nella grande conflagrazione, saranno
simultanei alla spaventosa guerra universale.
È una caratteristica che non potrà essere confusa con le
solite perturbazioni del mondo e sarà tale da far capire che qualche cosa di
eccezionale sopravverrà alla terra.
Gesù determina anche meglio la natura delle due
conflagrazioni finali, annunciando grandi persecuzioni contro la sua Chiesa e
grande messe di martiri. E poiché Egli parlava ai suoi apostoli e discepoli che
sarebbero stati i primi ad incontrare la persecuzione, trascinati avanti alle
sinagoghe ed ai re della paganità, li esorta a non temere e ad affidarsi
completamente allo Spirito Santo nelle contese che avrebbero avuto nei tribunali.
Gesù Cristo promette loro una sua assistenza particolare
specialmente nelle discussioni, assistenza che si è constatata sempre nella
passione dei martiri, a cominciare dai primi fino a quelli gloriosissimi della
Spagna, dei quali, può dirsi, siamo stati testimoni noi stessi.
Gesù Cristo accenna alle persecuzioni che i suoi seguaci
avrebbero subito persino da parte delle persone più care della famiglia, i
genitori, i fratelli, i parenti e gli amici, a causa del suo Nome, e soggiunge
che neppure un capello del loro capo sarebbe perito.
L’espressione sembra a primo aspetto che contraddica quello
che dice al versetto 16, poiché è evidente che, se dovevano essere uccisi,
sarebbe perita tutta la loro vita corporale. Gesù, però, voleva dire che ogni
tormento avrebbe prodotto un frutto di vita eterna e che neppure un capello del
capo sarebbe perito inutilmente. I suoi martiri avrebbero poi riacquistato il
loro corpo nella risurrezione e avrebbero riavuto tutto quello che avrebbero
perduto per rendere testimonianza alla verità, e perciò soggiunse: Con la
vostra pazienza salverete le anime vostre. La costanza nel patire per Dio,
la pazienza nelle sofferenze, il sacrificio generoso di ciò che avevano di più
caro avrebbe loro dato un godimento eterno nel cielo, e allora tutte le pene
sofferte sarebbero sembrate nulla, e tutto ciò che avrebbero perduto sarebbe
sembrato un guadagno inestimabile.
Siamo al
periodo storico predetto da
Gesù?
Questo ha promesso Gesù ai suoi seguaci e, nonostante abbia
inalberato il vessillo sanguinoso della croce, ne ha avuti un numero immenso. È
la caratteristica della verità. I mestatori o fanatizzano o promettono gloria e
vantaggi terreni; Gesù Cristo, invece, dà ai suoi un sentiero di spine e di
sacrifici in una grande pace e serenità, di modo che essi percorrono un cammino
doloroso non solo senza agitarsi, ma senza pensare neppure alle risposte da
dover dare ai persecutori. È la caratteristica di quelli che, con calma, si
affidano a Dio e che non fanno gare di inconsulti ardimenti ma, consci della
propria debolezza, si abbandonano alla misericordia di Dio e alla forza
soprannaturale che viene loro dallo Spirito Santo.
Possiamo dire noi che siamo già al periodo storico della vita
della Chiesa predetto da Gesù? Tutto lo fa supporre, poiché, in mezzo alle
guerre e alle rivoluzioni dei popoli, noi abbiamo assistito e assistiamo ad una
grande fioritura di martiri. La guerra, poi che è scoppiata dolorosamente il 3
settembre di questo anno 1939 comincia già ad avere un carattere universale, e
il modo col quale disgraziatamente oggi si combatte è precisamente quello di
popolo contro popolo e nazione contro nazione.
Non sono
solo gli eserciti che irrompono, è tutto il popolo e tutta la nazione,
trasformata in un cantiere di armi e in un campo di battaglia. Il modo, poi,
com’è condotta una guerra universale fa già intravedere che essa avrà come
conseguenza le epidemie e la fame, poiché oggi si giunge all’inaudita barbarie
di avvelenare le città con i gas e di mandarvi giù dagli aeroplani palloncini
carichi di microbi pestilenziali. Inoltre, quando la conflagrazione sarà nel
pieno sviluppo, sarà arrestato ogni commercio e la fame per necessità si farà
sentire spaventosamente per tutta la terra. Non saranno le solite carestie, ma
sarà una fame generale, perché una guerra generale distruggerà in ogni parte la
produzione e la ricchezza. È necessario pregare, pregare, e se ci dovessimo
trovare sino al fondo di queste tribolazioni, dovremo sollevare gli occhi a Dio
solo, convertirci sinceramente a Lui, e sospirare alla vita eterna. Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo
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