Vangelo della XXXII Domenica TO 2013 C (Lc 20,27-38)
Don Dolindo Ruotolo
La risurrezione e la vita eterna
La
risposta di Gesù sul tributo lasciò ammirati gli stessi suoi nemici, i quali,
confusi, tacquero. Alcuni sadducei, però, che erano presenti, notando
l’imbarazzo degli scribi e dei farisei, crederono di prendere il sopravvento
contro Gesù, e si avanzarono per proporgli una questione alla quale erano certi
che Egli non avrebbe potuto rispondere.
È profondamente psicologico il gesto dei
sadducei: essi non credevano alla risurrezione, e rappresentavano i
materialisti di quel tempo. Come materialisti, disprezzavano profondamente
l’insegnamento di Gesù, e prendevano innanzi a tutti un atteggiamento da
superuomini e spregiudicati.
È l’atteggiamento di tutti quelli che
hanno poca testa e presumono di averne molta.
Ora, vedendo che gli
scribi e farisei erano confusi innanzi a Gesù, crederono, come superuomini… da
strapazzo, di poterlo confondere e, con alterigia, come si rileva dal contesto,
gli proposero il caso di una donna che aveva avuto, l’uno dopo l’altro, sette
mariti.
Nella risurrezione – esclamarono in tono
da trionfatori –, quella donna di quale dei sette sarà la moglie? Giudicando
materialmente, essi supponevano che la risurrezione fosse un ritorno alla vita
terrena con tutte le sue miserie e tutte le sue esigenze e, siccome non avevano
visto mai un morto sorgere dalla tomba, negavano che la risurrezione potesse
avvenire in futuro e che l’anima sopravvivesse al corpo. Perciò Gesù,
rispondendo loro, distinse prima di tutto la vita di questo secolo da quella
del secolo futuro, dicendo: I figli di questo mondo si sposano e si maritano
perché, essendo mortali, vogliono perpetuare la loro specie; ma, quando
passano all’altra vita e sono giudicati degni del Cielo e della gloriosa
risurrezione finale, non si sposano né si maritano perché sono immortali.
Vivendo gloriosamente nel Paradiso, sono come gli angeli, sono figli adottivi
di Dio, essendo figli della risurrezione, ossia figli di Colui che risorgerà dalla morte e darà
ai fedeli, incorporati a sé, la grazia di una risurrezione gloriosa.
C’è un’allusione nascosta a se stesso in
quelle parole: i risorti sono figli della risurrezione; Egli, infatti, era la
risurrezione e la vita, e da Lui dovevano aspettare la risurrezione gloriosa i
suoi fedeli. Gesù non parlò della risurrezione dei cattivi che pure avverrà, perché
essa rappresenta per loro una seconda morte, più terribile della prima, andando
in perdizione anche col corpo; Egli rispose direttamente alla parabola proposta
dai sadducei, nella quale si alludeva a persone timorate di Dio che si facevano
un dovere di osservarne i precetti, e logicamente parlò solo della risurrezione
dei giusti.
Del resto, se era assurdo che nella gioia
eterna gli uomini potessero sposarsi, era più assurdo che potessero fare ciò
nei tormenti eterni, dove non c’è che dolore e disperazione. Quelli che sono
giudicati degni dell’altro secolo e della risurrezione da morte, della vera risurrezione che
strappa il corpo alla morte per darlo alla vita, sono simili agli angeli di
Dio e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione, ossia, essendo figli del
Redentore, incorporati a Lui, per Lui resi figli adottivi di Dio e partecipi
della sua stessa risurrezione.
L’argomento era bellissimo per tutto il
popolo al quale Gesù parlava, ma Gesù ne volle portare un altro direttamente
contro i sadducei, per disingannarli nel loro errore esiziale, e poiché essi,
per obiettare, si erano appellati alla Legge promulgata da Mosè, Egli, per rispondere,
si servì dei termini stessi nei quali Dio aveva promulgato la Legge , chiamandosi Dio di
Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Si chiamava loro
Dio, usando il presente, mentre, se quelli fossero morti senza
sopravvivere, avrebbe dovuto dire che era stato il Dio loro; Egli, poi,
è Dio dei viventi e non di quelli che in nessun modo hanno più vita, come sono
gli animali dopo la morte; è Dio per dare la vita, per sostenerla e per
renderla beata, essendo, le anime immortali, vive per grazia e misericordia
sua.
Agli
stoltissimi sadducei e a quelli che sventuratamente li seguono Gesù manifestò
la vera natura della nostra vita: siamo di Dio e Dio è nostro; Egli ci dona la
vita e ci chiama alla vita; non ci dona solo la vita nel tempo ma continua a
darcela nell’eternità, e nell’eternità la vita è tutta spirituale, è vita
angelica di gaudio spirituale che si diletta di Dio, conoscendolo e lo possiede
amandolo.
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