Commento
al
Vangelo
della
XVIII
Domenica
TO
2014
A
(Mt
14,13-21)
La
misericordia e la potenza di Gesù
Cristo
nella moltiplicazione dei pani
Erode
aveva sentito parlare dei miracoli strepitosi che operava Gesù, e
siccome, evidentemente, aveva ancora nell’animo il rimorso del
delitto commesso – perché in fondo stimava Giovanni –, pensò
che il Redentore fosse lo stesso Battista risuscitato da morte e
dotato di un’arcana virtù. Quest’opinione correva anche sulla
bocca del popolo e può credersi che Gesù, per evitare qualche
dimostrazione, si sia ritirato in luogo appartato e deserto. Egli
volle così togliere ad Erode e ad Erodiade ogni pretesto per
impedirgli con la forza l’apostolato, e perciò, probabilmente, si
ritirò sulla riva orientale del lago di Genesaret, nella tetrarchia
di Filippo.
Il
popolo, però, si accorse della direzione che prendeva la barca sulla
quale Egli traghettava, e per terra, a piedi, raggiunse di corsa quel
luogo, richiamando altra gente col suo stesso affollamento. Gesù,
sceso dalla barca, si vide d’intorno una grande moltitudine, e in
essa molti infermi; il suo cuore si commosse a quello spettacolo di
fede, e guarì i loro infermi, annunciando poi la divina parola. La
folla pendeva dal suo labbro, e non si curava della necessità di
procacciarsi del cibo; quelle istruzioni di vita eterna la saziavano,
e le ore si succedevano alle ore, senza stancare.
Gli Ebrei
distinguevano due sere: la prima dalle ore tre alle sei dopo
mezzogiorno, e la seconda dal tramonto del sole agli ultimi bagliori
del crepuscolo. Si era già nella prima sera, e gli apostoli si
preoccuparono di quella gente che, venuta da città e paesi anche
lontani, non avrebbe potuto trovare da mangiare se fosse sopravvenuta
la seconda sera; perciò si avvicinarono a Gesù e lo pregarono di
congedare le turbe.
Il
Redentore rispose che non avevano bisogno di andarsene, e che essi
stessi avessero dato loro da mangiare. Egli provava la loro fede, e
voleva costringerli a constatare il miracolo che stava per operare.
Essi, infatti, poterono vedere che non avevano che cinque pani e due
pesci, provvista assolutamente irrisoria per quel popolo di
cinquemila uomini, oltre le donne e i fanciulli.
Gesù
Cristo ordinò che gli venisse portata quella modestissima provvista,
ed esortò il popolo a sedere sull’erba come in convito. Con questi
due gesti cominciava a porre quasi il fondamento remoto del miracolo;
ordinando quel poco cibo a quella turba immensa, Egli, onnipotente
Signore, già comandava indirettamente a quel cibo di crescere, come,
ordinando il granello al sostentamento degli uomini, gli dà la forza
di crescere e moltiplicarsi nella terra. Quando istituì
l’Eucaristia, dicendo sul pane: Questo
è il mio corpo,
lo
transustanziò nel suo Corpo, non potendo la sostanza del pane
reggere a quel comando di onnipotenza e, transustanziandolo, lo
moltiplicò mirabilmente, saziando le turbe di tutti i secoli.
Presi i
cinque pani e i due pesci, Gesù alzò gli occhi al cielo, per
mostrare, con questo gesto, che operava per virtù divina; benedisse
i pani e i pesci con la sua mano, per mostrare che Egli era la
potenza divina che li moltiplicava; li spezzò per ordinare quel cibo
alle turbe, e li diede ai discepoli, affinché essi li avessero dati
alle turbe. Tutti mangiarono e furono saziati, e si raccolsero gli
avanzi in dodici ceste piene. Dunque, non poté essere una
suggestione, perché gli avanzi numerosi mostravano che il popolo
aveva realmente mangiato.
Il
miracolo si operò col crescere portentoso del pane e dei pesci a
misura che erano spezzati, così come cresce il grano nella terra e,
crescendo, si moltiplica. Nelle mani di Gesù quel cibo era come una
semente, e aveva una forza germinativa immediata. Si può domandare
solo se questa forza fu comunicata a un solo dei cinque pani o a
tutti e cinque, cioè se Gesù spezzò prima i quattro pani
integralmente e poi moltiplicò il quinto. Crediamo più probabile
che li moltiplicò tutti e cinque, ordinandone ciascuno ad uno dei
raggruppamenti di popolo, e così pure crediamo che sia avvenuto dei
pesci.
Gesù
guardava in quel momento un popolo più numeroso: il popolo delle
cinque parti del mondo che, seguendolo, avrebbe avuto fame di Lui;
distribuendo il pane, il suo Cuore amorosissimo pensava alla
distribuzione eucaristica che avrebbe riempito la terra e, nei due
pesci, guardava l’immagine di se stesso, immolato per saziarci e
donarci la vita. Certo, fin dal primo secolo della Chiesa le pitture
catacombali identificarono il miracolo della moltiplicazione dei pani
e dei pesci col miracolo eucaristico; questo ci farebbe supporre che
Gesù Cristo stesso abbia allora manifestato il desiderio di voler
compiere un miracolo più grande, donandosi come
Cibo.
In quel momento donò il pane della sua benedizione; dopo nell’Ultima
Cena, donò se stesso nel pane della benedizione.
Erode
aveva dato la morte al Precursore, ed egli, allontanandosi dal luogo
della morte, aveva alimentato la vita, e aveva, con ciò, promesso la
Vita.
Erode
aveva spento una vita santa ed egli, dando al popolo la vita, aveva
annunciato, in un simbolo, quella vita mirabile che avrebbe data alle
anime, come capo della nuova umanità.
Noi
facciamo delle congetture, ma non si può dubitare che Gesù,
nell’operare quel miracolo, abbia avuto altissimi fini d’amore.
Egli nutrì il popolo con una potenza d’amore immenso, più che
mamma che allatta il suo piccino, e la sua carità avvolse tutta
quella moltitudine. Era una lezione profonda che confermava le sue
parole: Cercate
prima il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in
sovrappiù;
era
un avviso ai popoli che il loro benessere materiale non viene dalle
ideologie fallaci dei mestatori, ma dalla Chiesa che sola ne tutela
le esigenze giuste e sobrie. Nella Chiesa vive e si dona Gesù, e
solo seguendolo nelle altezze della fede si riceve quella benedizione
che moltiplica quello che è necessario alla vita.
Padre Dolindo Ruotolo
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