Commento al Vangelo – II Domenica di Avvento 2014 B
(Mc 1,1-8)
La voce del
deserto
San Marco
comincia enfaticamente il suo Vangelo così: Inizio del Vangelo di Gesù
Cristo Figlio di Dio, cioè principio della buona novella diffusa da
Gesù Cristo che, oltre ad essere vero uomo e ad abitare fra noi, era vero
Figlio di Dio e veniva dal cielo.
Dicendo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo,
è evidente che l’evangelista intende fermarsi solo sugli anni
dell’apostolato pubblico del Redentore, quando Egli cominciò a propagare la buona
novella, ossia l’annuncio del regno di Dio; di conseguenza, queste prime
parole non si riferiscono al libro, quasi fosse il suo titolo, ma al ministero
del Redentore. Questo ministero fu preparato dal Battista, il quale compì il
vaticinio di Isaia e di Malachia, cui l’evangelista accenna, nominando solo
Isaia, perché nella profezia è attratto soprattutto dall’annuncio della voce
che grida.
San Giovanni era, infatti, l’angelo mandato da Dio a preparare le
vie del Redentore, come predisse Malachia (3,1), ma era soprattutto una voce
potente che gridava nel mondo, annunciando la liberazione, come predisse Isaia
(40,3-5).
La citazione delle parole di Malachia servono all’evangelista per
indicare che la voce che gridava era quella dell’inviato di Dio, ed egli le fa
sue per dire che la preparazione dell’inviato di Dio era fatto con la
voce, cioè con la potenza della predicazione. San Giovanni, infatti, reso
magro dalla penitenza, rivestito di una rozza tunica di peli di cammello, con
una cintura di cuoio, comparso quasi improvvisamente dal deserto quasi fosse
uno spettro, aveva una voce potente nell’esortare, e poteva chiamarsi quasi
tutto una voce. Non si scorgeva quasi più in lui l’uomo, non attraeva
l’attenzione la sua figura, stecchita dalle privazioni; si ascoltava la
voce, si era dominati dalla voce, si sentiva il bisogno di obbedire
a quella voce.
L’invito alla penitenza
Preparate la via del Signore, e raddrizzate i suoi sentieri: ecco il programma
della missione del Battista ed ecco quello che egli insinuava nel cuore di
tutti; preparava la via con l’annuncio del regno di Dio, e raddrizzava i
sentieri delle anime col battesimo della penitenza. San Giovanni, anche
materialmente, lavorò a preparare la via del Signore – come ci dice la
Tradizione –, migliorando i sentieri più impervi per i quali doveva passare un
giorno il Redentore; ma la sua occupazione principale fu quella di liberare le
anime dagli sterpi della sensualità e dell’orgoglio, per rendere in loro più
agevole il passaggio della misericordia e della grazia.
Egli attraeva le anime con la semplice voce della sua penitenza e
della sua predicazione, senza operare miracoli; rinnovava le gesta degli
antichi profeti che, mancando da circa 400 anni, sembrava non dovessero
comparire più nella terra promessa. Benché non operasse miracoli, lo seguiva
tanta folla da potersi dire che tutta la Giudea e Gerusalemme gli andassero
dietro, confessando i propri peccati, umiliandosi e cercando come purificazione
il battesimo della penitenza.
San Giovanni rappresentava il passaggio dall’Antico al Nuovo
Testamento, dalla Legge della giustizia a quella della grazia, dalla schiavitù
alla libertà dello spirito, e ricorse al battesimo quasi per simboleggiare o
ricordare il passaggio del Mar Rosso, ed eccitare nelle anime il desiderio
della liberazione dalla schiavitù del peccato. L’atto d’umiltà col quale il
popolo si faceva battezzare, poi, fiaccava l’orgoglio, e la confessione
pubblica delle colpe, accompagnata dal pentimento, gli faceva concepire il
desiderio di non commetterle più. Tutto questo era una preparazione bellissima
al regno di Dio.
Eccitando le anime alla penitenza, Giovanni annunciava Colui che
doveva tra non molto manifestarsi con tale potenza e maestà che egli si dichiarava
indegno pur di sciogliergli, prostrato, i legacci dei calzari. La sua missione
perciò era passeggera ed egli, anche per questo, poteva chiamarsi una voce.
Senza dare alla propria missione un valore assoluto o definitivo,
Giovanni diceva chiaramente che al suo battesimo, semplice simbolo di
penitenza, sarebbe succeduto il Battesimo vero del Redentore, potente mezzo di
redenzione e di santificazione per la grazia dello Spirito Santo. Egli
battezzava immergendo nell’acqua, il Redentore avrebbe battezzato immergendo
l’anima nella grazia; egli disponeva il cuore, il Redentore lo doveva mutare in
creatura nuova, rigenerandolo; egli, perciò, confessava la propria inferiorità
di fronte a Lui, anzi la propria nullità, umiliandosi profondamente.
L’esempio di una
vita santa
Anche nella via dello spirito, Dio ci fa sentire la voce che grida
nel nostro cuore, esortandoci a mutare vita. La conversione è sempre preceduta
da una voce interna che chiama, e spesso anche da una voce esterna che
rimprovera, esorta o incoraggia. Questa voce può essere quella dell’apostolato
o quella della tribolazione, o può essere l’esortazione di un amico sincero, o
la voce potente del dolore.
Chi chiama le
anime alla conversione, non può vestirsi, per così dire, di apparenze pompose
di oratoria; la sua parola dev’essere semplice e quasi nuda, come era san Giovanni,
rivestito della sua rude tunica. Non basta, poi, parlare, bisogna mostrare l’esempio
di una vita santa, perché esso trae a Dio più di qualunque esortazione; l’anima
dev’essere come immersa in questo primo battesimo spirituale, dev’essere
trasportata in un ambiente di vita diverso dal suo, deve respirare l’aria pura
della pietà e della bontà.
Chi chiama le anime alla conversione deve umiliarsi profondamente,
come faceva san Giovanni; la presunzione, l’orgoglio, la pretesa d’imporsi con
l’irruenza del carattere, e tutte le risorse umane, sono ostacolo alla
conversione di un’anima. È necessario persuadersi che il cuore umano ha una
resistenza terribile e che è immensamente arduo conquiderlo, fosse pure il
cuore di un bambino. Tutte le ricercatezze dell’oratoria e tutte le industrie
dell’insinuazione falliscono dinanzi ad un cuore che resiste alla grazia;
quello che non fallisce è la preghiera, la penitenza, la carità e la vita santa.
Gridiamo anche noi nel mondo, reso un deserto dalla sterilità di
una vita che non è cristiana, gridiamo dinanzi alla sensualità e alla
miscredenza con la nostra purezza e la nostra fede, e non cediamo in nulla al
mondo.
Il vestito di san Giovanni Battista
È sintomatico che il Vangelo ci faccia notare di san Giovanni due
cose: il vestire e il mangiare, ed è sintomatico che la sua veste e la sua
penitenza abbiano attratto a lui le turbe.
Si può predicare anche col vestito, e si può essere, con questo solo,
apostoli di bene o propagatori di zizzania.
Un’anima
cristiana che si veste di mondo o, peggio, di immodestia e d’impurità, grida
per trarre gli altri al male; è una voce di satana per le strade, e immerge i
cuori in un fiume di sensualità. Un’anima cristiana che si ammanta di modestia
è voce che chiama al Signore, ed è voce che attira le benedizioni sulla terra.
Non si richiama la società alla vita senza questo apostolato fondamentale, e
non s’inducono le anime a ritornare a Dio, senza circondarle della pace, della
purezza e della santità. Don Dolindo Ruotolo
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