Vangelo della XXXII Domenica TO 2016 C (Lc 20,27-38)
La risurrezione e la vita eterna
La risposta di Gesù sul tributo lasciò ammirati gli stessi suoi nemici, i quali, confusi, tacquero. Alcuni sadducei, però, che erano presenti, notando l’imbarazzo degli scribi e dei farisei, crederono di prendere il sopravvento contro Gesù, e si avanzarono per proporgli una questione alla quale erano certi che Egli non avrebbe potuto rispondere.
È profondamente psicologico il gesto dei sadducei: essi non credevano alla risurrezione, e rappresentavano i materialisti di quel tempo. Come materialisti, disprezzavano profondamente l’insegnamento di Gesù, e prendevano innanzi a tutti un atteggiamento da superuomini e spregiudicati.
È l’atteggiamento di tutti quelli che hanno poca testa e presumono di averne molta.
Ora, vedendo che gli scribi e farisei erano confusi innanzi a Gesù, crederono, come superuomini… da strapazzo, di poterlo confondere e, con alterigia, come si rileva dal contesto, gli proposero il caso di una donna che aveva avuto, l’uno dopo l’altro, sette mariti.
Nella risurrezione – esclamarono in tono da trionfatori –, quella donna di quale dei sette sarà la moglie? Giudicando materialmente, essi supponevano che la risurrezione fosse un ritorno alla vita terrena con tutte le sue miserie e tutte le sue esigenze e, siccome non avevano visto mai un morto sorgere dalla tomba, negavano che la risurrezione potesse avvenire in futuro e che l’anima sopravvivesse al corpo. Perciò Gesù, rispondendo loro, distinse prima di tutto la vita di questo secolo da quella del secolo futuro, dicendo: I figli di questo mondo si sposano e si maritanoperché, essendo mortali, vogliono perpetuare la loro specie; ma, quando passano all’altra vita e sono giudicati degni del Cielo e della gloriosa risurrezione finale, non si sposano né si maritano perché sono immortali. Vivendo gloriosamente nel Paradiso, sono come gli angeli, sono figli adottivi di Dio, essendo figli della risurrezione, ossia figli di Colui che risorgerà dalla morte e darà ai fedeli, incorporati a sé, la grazia di una risurrezione gloriosa.
C’è un’allusione nascosta a se stesso in quelle parole: i risorti sono figli della risurrezione; Egli, infatti, era la risurrezione e la vita, e da Lui dovevano aspettare la risurrezione gloriosa i suoi fedeli. Gesù non parlò della risurrezione dei cattivi che pure avverrà, perché essa rappresenta per loro una seconda morte, più terribile della prima, andando in perdizione anche col corpo; Egli rispose direttamente alla parabola proposta dai sadducei, nella quale si alludeva a persone timorate di Dio che si facevano un dovere di osservarne i precetti, e logicamente parlò solo della risurrezione dei giusti.
Del resto, se era assurdo che nella gioia eterna gli uomini potessero sposarsi, era più assurdo che potessero fare ciò nei tormenti eterni, dove non c’è che dolore e disperazione. Quelli che sono giudicati degni dell’altro secolo e della risurrezione da morte, della vera risurrezione che strappa il corpo alla morte per darlo alla vita,sono simili agli angeli di Dio e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione,ossia, essendo figli del Redentore, incorporati a Lui, per Lui resi figli adottivi di Dio e partecipi della sua stessa risurrezione.
L’argomento era bellissimo per tutto il popolo al quale Gesù parlava, ma Gesù ne volle portare un altro direttamente contro i sadducei, per disingannarli nel loro errore esiziale, e poiché essi, per obiettare, si erano appellati alla Legge promulgata da Mosè, Egli, per rispondere, si servì dei termini stessi nei quali Dio aveva promulgato la Legge, chiamandosi Dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Si chiamava loro Dio, usando il presente, mentre, se quelli fossero morti senza sopravvivere, avrebbe dovuto dire che era stato il Dio loro; Egli, poi, è Dio dei viventi e non di quelli che in nessun modo hanno più vita, come sono gli animali dopo la morte; è Dio per dare la vita, per sostenerla e per renderla beata, essendo, le anime immortali, vive per grazia e misericordia sua.
Agli stoltissimi sadducei e a quelli che sventuratamente li seguono Gesù manifestò la vera natura della nostra vita: siamo di Dio e Dio è nostro; Egli ci dona la vita e ci chiama alla vita; non ci dona solo la vita nel tempo ma continua a darcela nell’eternità, e nell’eternità la vita è tutta spirituale, è vita angelica di gaudio spirituale che si diletta di Dio, conoscendolo e lo possiede amandolo.
don dolindo Ruotolo
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