Commento
al Vangelo – III Domenica di Avvento 2016 A (Mt
11,2-11)
L’ambasciata
di san Giovanni Battista
Gesù
Cristo era andato ad annunciare la buona novella nelle città della
Galilea, accompagnando la sua predicazione con strepitosi miracoli, e
raccogliendo sempre più, intorno a sé, un gran numero di seguaci.
Questo dovette urtare la suscettibilità dei discepoli di san
Giovanni Battista, i quali credevano di vedere in Gesù Cristo quasi
un emulo del loro maestro.
Il santo
Precursore si trovava imprigionato a Macheronte nella Perea, per aver
rimproverato Erode del suo adulterio e, non potendo sfatare
personalmente le idee dei discepoli, pensò d’inviarli a Gesù
perché la stessa parola viva del Messia li avesse convinti. Che sia
stata questa l’intenzione di san Giovanni risulta chiaramente dal
contesto e dall’elogio che di lui fece Gesù.
Per la
relativa facilità con la quale allora i prigionieri potevano
corrispondere con le persone care, e per la maggiore libertà che gli
dava Erode stesso, san Giovanni fu informato delle grandi opere che
Gesù compiva, e questo accrebbe la sua fede in Lui, e gli fece
desiderare maggiormente di glorificarlo dinanzi al popolo. Era stato
mandato per annunciarlo e aprirgli la strada, e volle compiere, anche
dal carcere, la sua missione, rendendo testimoni del Messia i propri
discepoli. Questi andarono da Gesù in un momento nel quale Egli
faceva molti miracoli e, parlando in nome di san Giovanni, dissero:
Sei
tu colui che deve venire, o ne dobbiamo aspettare un altro? La
stessa domanda dimostrava la stima che il Precursore aveva di Gesù
Cristo, poiché si rimetteva a Lui per una risposta come la più
autorevole e santa che potesse avere.
Gesù
Cristo rispose con la testimonianza dei fatti che rispondevano alle
profezie fatte sul Messia (cf Is
35,5ss e 61,1): I
ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
mondati, i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono
evangelizzati.
Era
l’argomento più adatto a convincere i discepoli di san Giovanni,
poiché il loro Maestro non aveva fatto miracoli e non poteva essere
lui il Messia, come forse essi ammettevano, o per lo meno
sospettavano. Ad essi sembrava che il loro maestro avesse un aspetto
più austero e venerando e che il fare semplice e cordiale di Gesù
fosse inconciliabile con la dignità di Messia, per questo il
Redentore soggiunse: Beato
chi non prenderà in me motivo di scandalo. Egli
voleva dire: le opere parlano di me, ma io non cesso di essere
ammantato di umiltà, e beato colui che, nonostante questo, mi segue
e ascolta la mia parola.
Gesù
Cristo elogia san Giovanni Battista
La
domanda fatta da san Giovanni per mezzo dei due discepoli, mandati
per far loro toccare con mano la verità, poteva sembrare come un
atto di sfiducia nella realtà del Messia da parte del Precursore.
Per dissipare questo equivoco, Gesù ne fece l’elogio più bello, e
lo fece dopo che gli ambasciatori di lui se ne andarono, perché il
suo elogio non fosse apparso come una lusinga o un’adulazione. Le
turbe erano andate dietro a san Giovanni, attratte dalla sua fama, e
lo avevano seguito anche nel deserto dov’egli si ritirava; ora, che
cosa erano andati a vedere? Forse un uomo incostante che, quasi come
una canna sotto la raffica del vento, si lascia inclinare laddove il
vento soffia?
Egli,
invece, era stato fermo contro la stessa perversità di Erode, e
aveva compiuto con ferma fede la sua missione di Precursore, senza
esitare un momento, come sarebbe potuto apparire dall’ambasciata da
lui mandata.
Che
cos’erano andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ma chi veste
così sta nella casa dei re, dove la vita è spesso sensuale e
leggera. Egli, invece, era l’esempio dell’austera penitenza, e
col suo esempio insegnava a preparare l’anima alla redenzione,
rinnegandosi. Egli non era solo un profeta, come lo stimavano le
turbe, era più di un profeta, era colui che fu preannunciato da
Malachia (3,1), come l’angelo,
cioè
il nunzio che doveva preparare le anime alla venuta del Messia, era
l’ultimo e più grande rappresentante dell’Antico Testamento, il
quale non annunciava o figurava il Messia futuro, ma lo additava
presente. Per questa grande missione, da lui compiuta con fedeltà
incrollabile, egli era il più santo di tutti i profeti e aveva una
dignità che li superava tutti.
Gesù
Cristo conferma questa superiorità del Precursore sui profeti con
gli effetti della sua missione: i profeti suscitarono la fede e la
speranza nel futuro Messia; Giovanni, invece, attirò le turbe e le
indirizzò verso il compimento delle antiche promesse, lo fece con
tanto ardore che, dopo la sua predicazione, il
regno dei cieli è
diventato non un termine di aspirazione ma di conquista reale, e il
desiderio della salvezza quasi una gara e una ressa per conseguirla.
Il
popolo, infatti, accorse sulle rive del Giordano, dove Giovanni
predicava, domandò il battesimo di penitenza; cominciò a prepararsi
a partecipare al regno di Dio, e letteralmente fece ressa e quasi
violenza per avere il segno della penitenza. Giovanni, più che
profeta, annunciava e cominciava a mostrare il compimento di quello
che annunciava e di quello che era stato annunciato da tutti i
profeti.
Se
Giovanni è più grande di tutti i profeti per aver attratto le turbe
al regno di Dio, è evidente che il più piccolo di quelli che
partecipano al regno dei cieli e ne vivono è maggiore di lui.
Gesù non
parla della santità di san Giovanni ma dell’ufficio che compiva,
com’è evidente dal contesto; nelle sue parole c’è questa
gradualità di dignità: il profeta che annuncia di lontano il regno
di Dio; il
Precursore che prepara le turbe perché vi entrino, e suscita il
desiderio di farne parte; il cristiano che vi entra e fa parte
dell’ordine nuovo, non solo desiderandolo, ma vivendolo. San
Giovanni morì prima che la redenzione fosse compiuta, e la sua vita,
benché santa, non ebbe i caratteri di quella grandezza che solo il
Sangue e il sacrificio del Redentore poteva comunicarle. Se si pensa
che il più piccolo fedele della Chiesa partecipa al Corpo e al
Sangue di Gesù Cristo, s’intende perché è maggiore di Giovanni
come dignità di carattere.
Don Dolindo Ruotolo
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