Commento
al Vangelo della XVII Domenica TO 2017 A (Mt
13,44-52)
Don
Dolindo Ruotolo
Il
tesoro nascosto e la perla preziosa
Chi
ascolta la divina Parola non può illudersi che possa raggiungere il
regno di Dio senza sacrificio e senza rinnegare se stesso. La
salvezza eterna è un tesoro nascosto al mondo ed è una perla
d’inestimabile valore; non si può scavare il tesoro scoperto senza
dare tutto quello che si ha per acquistare il campo che lo raccoglie
né si può possedere la perla inestimabile senza pagarla a caro
prezzo, formato con la vendita e la cessione di beni minori. La vita
cristiana non è e non può essere un divertimento, perché non ha
per fine il passare più o meno gioiosamente il tempo che ci è stato
assegnato da Dio, ma tende alla conquista del Tesoro eterno, di Dio,
infinita Grandezza e infinita Bellezza.
Se chi scopre un tesoro nel
campo vende tutto ciò che possiede per comprarlo, e chi trova una
perla inestimabile dà tutto quello che ha per comprarla, chi potrà
dire inutile la rinuncia di tutto, fatta dalle anime consacrate a
Dio, per cercare solo il Tesoro eterno?
Riepilogo
della vita della Chiesa: la rete e la cernita finale
Gesù Cristo aveva parlato
della mescolanza dei buoni e dei cattivi nella Chiesa, con la
parabola del buon seme e della zizzania, e del riepilogo finale della
semina nella mietitura. Il problema era troppo angoscioso, ed Egli
v’insiste con un’altra parabola che giustifica la larghezza che
un giorno avrà la Chiesa nell’accogliere tutte le anime. Essa,
infatti, è come una rete gettata nel mare che raccoglie ogni genere
di pesci e, quando li ha tratti a riva, allora scarta quelli che sono
cattivi da quelli che sono buoni. È logico che, essendo la Chiesa un
campo di prova, accoglie tutti quelli che vi entrano, senza esigere
da essi una perfezione già consumata. Con l’apostolato, essa getta
la rete, raccoglie le anime, si sforza di formarle ad una vita nuova,
ne tollera e compatisce le debolezze come madre, le spinge ad
emendarsi, trova nuove industrie di zelo per conquiderle e, quando
non riesce nel suo scopo per molte anime, prega, ripara, piange e
attende che il Signore stesso faccia la cernita nel giorno del
Giudizio. Allora verranno gli angeli e separeranno essi, per mandato
divino, i buoni dai cattivi, gettando questi nel fuoco eterno dove,
per disperazione, piangeranno e digrigneranno
i denti, constatando
la loro eterna infelicità e il loro implacabile odio.
Dopo
aver parlato, Gesù si rivolse ai suoi apostoli e domandò loro se
avevano capito tutto ciò che aveva detto. Era logico che facesse
questa domanda, dopo che essi avevano mostrato di non aver capito il
significato della parabola del seminatore. Forse Gesù aveva tra i
suoi uditori qualche scriba di buona fede che lo aveva seguito fin
nella casa dove s’era raccolto con gli apostoli; per questo,
rivolto ad essi, soggiunse: Ogni
scriba, istruito in ciò che riguarda il regno dei cieli, è simile a
un padre di famiglia che cava fuori dal suo tesoro cose nuove e cose
vecchie. Egli voleva
dire: la vostra sapienza non può restringersi ad un pedante
attaccamento a tutto ciò che è vecchio, ma deve saper accogliere
anche quello che è nuovo, proprio come un padre di famiglia sa
impiegare, per il bene della casa, le cose vecchie e nuove.
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