Commento
al Vangelo della XXV Domenica TO 2017 A (Mt
20,1-16)
Don
Dolindo Ruotolo
Gli
operai del regno di Dio
Gesù Cristo, parlando della
mercede che avrebbero avuto i suoi fedeli seguaci, aveva detto che
molti dei primi sarebbero stati gli ultimi, e molti degli ultimi i
primi (19,30). Queste parole erano indirettamente la risposta a
quella certa presunzione che aveva avuto san Pietro, domandando quale
premio sarebbe spettato loro per aver lasciato tutto. San Pietro
aveva parlato in quel modo per sconsideratezza, e Gesù, nella sua
dolcezza, non lo aveva rimproverato, anzi gli aveva risposto secondo
il suo desiderio; Egli, però, non poteva far passare senza una
rettifica quella pretesa di avanzare un diritto di fronte alle
elargizioni della grazia e, con una parabola, spiegò anche meglio
come i primi potevano essere gli ultimi e gli ultimi – i quali,
senza pretendere nulla, si rimettono con umiltà alla generosità del
Signore –, potevano diventare i primi. Egli, così, rivelava un
segreto dell’economia della grazia che è sempre misericordia, e
della nostra corrispondenza che ha per fondamento l’umiltà e il
servire al Signore per amore.
In tutte le parabole, Gesù
Cristo utilizzava o un fatto realmente successo o le circostanze
degli usi locali, in modo da presentarli con i caratteri psicologici
di un fatto reale, e renderne più completa l’applicazione che
voleva farne.
La parabola che raccontò per
mostrare che gli ultimi sarebbero stati i primi e i primi gli ultimi
forse ebbe come fondamento la scena reale di operai che attendevano
lavoro su una delle piazze per le quali Egli passò.
Anticamente, infatti, gli
operai si trattenevano in piazza con gli arnesi del loro mestiere, e
si offrivano pronti a chi li avesse reclutati, dopo aver pattuito il
prezzo della giornata. Gesù, nel vedere quell’assembramento, o
riferendosi all’uso che vigeva, rivolto ai suoi cari, disse: Il
regno dei cieli è simile ad un padre di famiglia, il quale uscì di
buon mattino per assoldare lavoratori per la sua vigna. Trovò
sulla piazza i primi che vi si erano radunati e, pattuita con essi la
mercede di un denaro, cioè di circa 78 centesimi, li mandò nella
sua vigna. La paga, per quei tempi, era normale e poteva dirsi anche
vistosa. Non bastandogli ancora gli operai reclutati, uscì verso
l’ora terza, cioè alle nove, per chiamare altri e, trovatili
disoccupati, promise loro una giusta mercede, e li mandò nella sua
vigna. Lo stesso fece all’ora sesta e nona, cioè alle dodici e
alle tre. È evidente, dal contesto della parabola, che il padrone
reclutò gli altri operai anche per un sentimento di misericordia,
vedendoli disoccupati, e perciò verso l’undicesima ora, cioè
un’ora prima del tramonto, ritornò in piazza e, visti degli operai
che oziavano perché nessuno li aveva chiamati, li mandò nella sua
vigna a fare almeno l’ultima ora di lavoro.
Venuta la sera, il padrone
ordinò al suo fattore di pagare gli operai, cominciando dagli
ultimi, e dando loro un denaro. Egli volle, in tal modo, aiutarli
nella loro povertà, e supplire, con la sua generosità, al lavoro
che essi non avevano potuto fare per non essere stati chiamati in
tempo. I primi venuti si aspettavano una paga maggiore, ma ebbero
anch’essi un denaro, secondo il patto stabilito. Ricevutolo,
cominciarono a mormorare contro il padrone e lo tacciarono
d’ingiustizia verso di loro, mentre egli era stato solo
misericordioso verso gli altri. Ascoltando quelle mormorazioni, il
padrone si rivolse a uno che forse parlava a nome di tutti, e gli
fece riflettere che non aveva ragione di lamentarsi, avendo avuto
quello che gli spettava né doveva essere cattivo solo perché il
padrone era buono.
Gesù chiuse la parabola
dicendo: Così gli
ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi, poiché molti sono i
chiamati ma pochi gli eletti. Queste
ultime parole: molti
sono i chiamati ma pochi gli eletti,
mancano nei codici
più antichi, e si trovano in altri. Alcuni credono che formino la
conclusione di un’altra parabola (22,14) e che qui siano spostate;
esse, invece, formano la chiusa logica del pensiero altissimo che
Gesù intese dire nella parabola, come subito vedremo.
È evidente, infatti che la
moralità del racconto del Redentore sta in quelle parole: Gli
ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi,
e che l’accenno ai
chiamati e agli eletti si riferisce al pensiero del Redentore che
nella parabola esponeva l’ordine della divina provvidenza e della
divina grazia nell’elezione delle anime.
Nessun commento:
Posta un commento