Commento al Vangelo della XV Domenica TO 2012 B (Mc 6,7-13)
Don Dolindo Ruotolo
La missione dei dodici apostoli
Il disprezzo che i Nazaretani avevano mostrato per Gesù fu forse una
delle ragioni per le quali Egli mandò i suoi apostoli in missione nelle regioni
circostanti. Nella sua infinita misericordia tolse così, a quelli che l’avevano
conosciuto fanciullo, il pretesto di non credere alla buona novella, e inaugurò
solennemente Egli stesso quella missione di preparazione e di evangelizzazione
che non doveva interrompersi mai nella Chiesa, e che durerà fino alla consumazione
dei secoli. Li mandò in varie parti, a due a due, perché l’uno fosse stato
aiuto dell’altro, e volle che fossero stati abbandonati interamente al Signore,
senza avere preoccupazioni di prestigio umano.
Conquistatori
di nuovo genere, essi avanzavano senza aver nulla per il viaggio, eccetto un
bastone per sostenersi, e i più rozzi sandali ai piedi per custodirsi contro le
pietre delle strade.
In san
Matteo è detto che non dovevano avere né bastone né scarpe (10,10) cioè
che non dovevano portare sandali o bastoni di ricambio, e san Marco dice subito
delle tuniche, dovendo portare il
puro necessario al loro cammino, senza preoccupazioni temporali.
Gesù
Cristo diede loro la potestà sugli spiriti immondi e di guarire i malanni del
corpo, ungendo con l’olio gl’infermi; essi dovevano così annunciare e figurare
i due grandi Sacramenti della misericordia, quello della Penitenza che scaccia
satana dall’anima, e quello dell’Estrema Unzione che purifica l’anima e sana
anche le infermità della natura umana; di quest’ultimo Sacramento lo dice espressamente
il Concilio di Trento. Andavano avanti come messaggeri del Re, con un mandato
spirituale altissimo che non doveva in nessun modo confondersi con un qualunque
giro di propaganda; perciò Gesù volle che si fossero fermati in una sola casa,
senza andare qua e là, o accettare inviti di convenienza, quasi fossero andati
a diporto.
Dovevano
annunciare la buona novella senza clamori, senza contese, senza suscitare
inutili reazioni; se la loro parola non fosse stata accettata, dovevano solo
mostrare la loro riprovazione per questo atto di resistenza alla Parola di Dio,
e declinare ogni responsabilità, scuotendo la polvere dei loro piedi,
cioè mostrando, con questo atto simbolico allora in uso, che essi non
volevano portare con loro neppure la polvere di quel paese che rifiutava la
misericordia e la grazia, e declinavano qualunque responsabilità innanzi a Dio.
La Chiesa ha raccolto l’eredità di Gesù Cristo, e manda i
missionari per tutta la terra con lo stesso programma di povertà e di umiltà.
Essi si distinguono nettamente da alcuni pretesi missionari del protestantesimo
e di tutte le sette, i quali vanno come stipendiati, con tutta l’abbondanza
delle ricchezze e delle comodità, e spargono solo la zizzania dei loro errori.
È un dato di fatto che può constatare chiunque. Chi va in missione in nome di
Dio, non ha bisogno di prestigio umano e di mezzi materiali esuberanti: ha
bisogno solo di grande fiducia in Dio e di grande amore per la sua divina
gloria.
Chi
va… in missione con i grossi bagagli, con la servitù, con la moglie e col
portafoglio carico di sterline e di dollari non è mandato da Gesù, perché Gesù
non manda così i suoi apostoli. La ricchezza di alcune delle dette missioni
protestanti – che a tanti, persino cattolici, sembra un segno di prosperità e
non in contrasto con la povertà delle missioni cattoliche –, è invece un segno
della loro falsità mercenaria. Dio non abbandona alla miseria le missioni cattoliche,
come potrebbe apparire, ma vuole che siano affidate alla sua provvidenza e
all’amoroso concorso dei suoi figli.
La
ristrettezza dei mezzi finanziari è il segno di Dio: Senza bisaccia, senza
pane, senza denaro nella cintura, calzati di sandali, senza portare due
tuniche. Il Signore provvede i suoi missionari, ma in modo che essi non
corrano pericolo di mutare la missione in una azienda o in un affare
commerciale; le ristrettezze costringono a volgere gli occhi a Dio, e portano
la ricchezza dello spirito; spingono gli altri al soccorso, e suscitano le
ricche energie della carità.
È un po’ penoso pensare, per esempio, che l’America stanzi
un miliardo per aiuto ai protestanti, e che tra i cattolici di tutto il mondo
non si raccolga neppure la metà o il quarto di questa somma; ma i milioni
protestanti sono il capitale di un’azienda, mentre i milioni dei cattolici sono
stille di carità e di sacrificio che accendono fiamme di fede e d’amore.
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