Commento al Vangelo: I domenica di Quaresima 2013 (Lc 1,13)
Il mistero delle tentazioni di Gesù
La prima tentazione
Gesù Cristo andò nel deserto, obbedendo alla
volontà del Padre, digiunò per immolarsi, e digiunò completamente per quaranta
giorni, perché questa era l’obbedienza che aveva avuta dallo Spirito Santo.
Dopo questi giorni di vita spirituale intensissima ebbe fame; questo ci fa supporre o che
prima non abbia sentito la fame, o che dopo l’abbia sentita imperiosamente. Era
vero uomo, ed era naturale che la sua vita corporale reclamasse i suoi diritti.
Satana
stava in agguato, e colse questo momento di debolezza fisica per tentarlo. Egli
fa sempre così: sfrutta le deficienze della vita corporale o le sue stesse
esuberanze che sono miserie, per trarre l’anima al male o per asservirla al
corpo da schiava e da prigioniera.
Gesù
Cristo aveva un ordine perfettissimo in tutte le sue potenze e in tutto il suo
santissimo Corpo, di modo che era impossibile tentarlo disordinandogli gli umori;
è certissimo. Satana approfitto della debolezza del corpo conseguente al
digiuno, e tentò di attrarre le sue potenze spirituali in una sfera inferiore.
Additandogli una delle pietre che abbondavano nell’arido deserto, gli disse: Se
tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane. Si può
anche supporre che satana abbia prima additato a Gesù le pietre per
spingerlo a mutarle in pane, e poi gliene abbia presentata una perché avesse
fatto il miracolo determinatamente su di essa. Così si capisce perché san Matteo
parla di pietre (4,3), e san Luca di una pietra.
«Non di solo pane vive l’uomo»
A
primo aspetto non si vede che male ci sarebbe stato a mutare con un miracolo la
pietra in pane, dato che Gesù era onnipotente. Ma la tentazione era sottilissima
e degna della perversità diabolica. Satana, infatti, tenta di sostituirsi a
Dio; è stata questa l’origine della sua rovina, fu questa l’origine della
tentazione fatta ai nostri progenitori, ed è questa la ragione della tentazione
fatta a Gesù. Gesù Cristo, infatti, affermò ripetutamente che Egli compiva
le opere che gli aveva affidate il Padre suo, e satana avrebbe voluto che ne avesse compiuta una
dietro il suo suggerimento; Gesù Cristo affermò che voleva solo glorificare il
Padre, e satana voleva che avesse operato per proprio tornaconto, glorificando
se stesso; Gesù Cristo aveva digiunato per allargare la sua attività sulle
anime, e satana voleva, invece, restringerla ad un’esigenza puramente
corporale. Voleva distruggere d’un tratto l’effetto stesso del digiuno, e
concentrarlo tutto nella vita corporale.
È,
in fondo, quello che fa cento volte con la maggior parte dei cristiani nelle
grandi solennità dello spirito, mutando la festa in un’orgia o in una
preoccupazione corporale.
Per
questo Gesù rispose profondissimamente: Sta scritto: Non di solo pane vive
l’uomo ma di ogni Parola di Dio. Dalla risposta si arguisce quale sia stata
la vita di Gesù nel deserto: lo Spirito Santo gli fece da maestro e lo
concentrò, in quanto uomo, nelle Sacre Scritture. Egli doveva insegnare la
verità e si trattenne nella meditazione della Parola di Dio; se ne cibò per
nutrirne gli altri, ed ebbe fame di propagarla. La fame che avvertiva nel corpo
manifestava la fame che aveva di diffondere la divina Parola, come la sete che
soffrì sulla croce esprimeva la sete che aveva delle anime. Ogni atto della sua
vita materiale rivelava la sua mirabile vita spirituale, perché Egli, come Dio
e come uomo, era glorificazione del Padre. Satana, dunque, errava pensando che
avesse fame solo di pane, mentre Egli anelava alla divina gloria. La risposta
di Gesù lo inchiodava, e sventava nei secoli le insidie che avrebbe tese agli
uomini, concentrandoli nella ricerca dei beni materiali della vita fisica.
Ma di ogni Parola di Dio…
Tutta
la vita umana, infatti, sta sempre sotto il fascino di questa tentazione: mutare
la pietra in pane. Si lavora, si stenta, si fanno, per così dire, miracoli
di meccanica e di chimica, per cavare il pane dalla pietra, cioè dall’oro e
dalle ricchezze che si accumulano per rendere sicura la vita corporale. Le
lotte individuali, sociali e nazionali si riducono a questo: assicurarsi il
pane, e si giunge ad ogni degradante ingiustizia pur di assicurarselo.
L’apostasia
spaventosa della rivoluzione francese e quella più orrida della rivoluzione russa,
le lusinghe fatte ai popoli dai mestatori sociali e quelle fatte dai dominatori
avidi di gloria, hanno come base questa tentazione: mutare le pietre in
pane, identificare la vita col cibo e con tutto quello che è collegato col
proprio mantenimento.
Gesù
Cristo riconduce la vita al giusto equilibrio tra l’anima e il corpo, e
proclama altamente che l’uomo non vive solo di pane, ma si nutre anche di
ogni Parola di Dio. Dicendo che il nutrimento spirituale è la Parola di Dio, allude chiaramente a sé,
Verbo eterno di Dio e, nella sua chiara visione di tutto il futuro, vede il
pane che Egli darà all’uomo, transustanziato nel suo Corpo, vero Cibo
dell’anima, come il pane materiale è cibo del corpo.
Satana
voleva fargli mutare la pietra in pane, e Gesù, spinto non da lui ma
dall’amore, muterà il pane nel suo Corpo divino, per mutare la pietra del cuore
umano in amore. La divina risposta di Gesù è sintetica, ammirabile, e con un
lampo solo di sapienza confonde le aberrazioni degli uomini, smaschera le
insinuazioni di satana e annuncia velatamente quel mistero d’amore infinito che
doveva mutare l’esilio nel vestibolo dell’eterna fruizione di Dio.
Quale
ingratitudine è quella dell’uomo nel concentrare la propria vita tutta nel
pane, dimenticando
il tesoro eucaristico! Il pane è la sintetica espressione della vita materiale,
l’Eucaristia è il Cibo della vita dell’anima; il pane del corpo, senza quello
dell’anima, riduce l’uomo come una bestia, e lo preoccupa solo della vita che
passa, mentre egli peregrina nel mondo per conseguire la vita immortale. È una
pena immensa constatare che gli uomini non parlano che di affari materiali,
vederli affannati nel guadagno, e completamente o quasi dimentichi dell’anima!
La seconda e la terza tentazione di satana
La
risposta di Gesù Cristo confuse satana ma non lo disarmò, perché lo spirito
perverso è tenace nelle sue tentazioni. Si può dire che l’ostinazione sia
proprio il carattere di satana, eternamente irremovibile nella sua malizia ed
eternamente concentrato nel suo menzognero giudizio, anche di fronte
all’evidenza del suo torto.
Satana
non si dà mai per vinto: tenta sempre una rivincita, cerca sempre un ripiego
per persuadersi e persuadere di avere ragione. Questo suo spirito di ostinata
illogicità di fronte all’evidenza cerca di comunicarlo agli uomini, e per
questo non c’è segno più chiaro della falsità di uno spirito o di un
atteggiamento spirituale, quanto l’ostinazione nel proprio giudizio, la ribellione
e la disobbedienza. L’anima che non sente consigli che persiste nelle sue idee
che si ostina nei suoi apprezzamenti che vede se stessa tutta luce di ragione e
di logica, e gli altri o, peggio, chi le parla in nome di Dio, tutti tenebre
d’illogicità e d’incomprensione, è un’anima che sta certamente su falso cammino
che certamente è tentata da satana, e corre serio pericolo di perdizione eterna
se non rinnega interamente e completamente se stessa.
Il
diavolo, dunque, ritornò all’assalto e, poiché si accorse che non poteva
vincere Gesù nell’appetito sensibile, cercò di vincerlo in quello spirituale,
concentrandolo nel desiderio della gloria e del dominio. È questa l’essenza
delle altre due tentazioni che gli fece. Nel racconto di san Matteo e in quello
di san Luca queste due tentazioni sono riportate con ordine diverso; san Matteo
pone prima quella del pinnacolo del tempio, san Luca prima quella subita
sull’alto monte, ma la differenza è accidentale, poiché tutte e due le
tentazioni cercavano di vincere Gesù, trascinandolo nella cupidigia della
gloria e del dominio.
Dio
lasciò liberi gli evangelisti di raccontare i fatti come meglio credevano per
lo scopo che si prefiggevano, pur facendolo sotto la divina ispirazione.
Essi
attinsero le notizie da diverse fonti naturali, e Dio permise qualche leggera
differenza nei loro racconti, per lasciarci l’argomento irrefutabile della loro
storicità. Se essi, infatti, avessero creato fantasticamente il racconto, e se
si fossero concertati insieme, si sarebbero messi d’accordo. Le differenze,
benché solo accidentali, dimostrano che ciascun Vangelo è una fonte storica
d’inestimabile valore, e che ciascun evangelista ha scritto indipendentemente
dagli altri, riportando i fatti o come testimone oculare, o come assertore di
testimonianze oculari raccolte.
Confrontando,
però, il racconto di san Matteo e quello di san Luca, può trovarsi la giustificazione
dell’accidentale diversità; san Luca, infatti, confessando di aver raccolto
diligentemente le testimonianze dei fatti che racconta, ha dovuto essere più
preciso e particolareggiato nelle loro circostanze, e può riguardarsi, per dir
così, come più minuto. Si può supporre che satana abbia tentato due volte Gesù
di adorarlo: una prima volta dopo la tentazione di mutare la pietra in pane, e
una seconda volta dopo la tentazione di precipitarsi giù dal pinnacolo del
tempio. Di questa seconda tentazione san Luca non parla, perché era identica
alla prima, ma può dirsi che lo lascia supporre, quando dice che il demonio,
dopo la terza tentazione, partì da Lui per ritornare in un altro tempo.
Dunque,
ritornò all’assalto e vi dovette ritornare col disegno che più gli premeva:
sostituire al regno di Dio il proprio regno, asservendovi il Verbo Incarnato.
Questa
seconda volta, satana fu più tracotante della prima, e per questo san Matteo,
riportando questa tentazione, dice che Gesù Cristo cacciò satana, mentre san Luca che riporta
il primo tentativo del diavolo, non dice che Gesù lo cacciò, perché, in realtà,
la prima volta, Gesù lo confuse soltanto. Questa spiegazione è una semplice ipotesi.
La psicologia diabolica della tentazione
Satana,
benché abbia ancora i doni di scienza naturale, conseguenti alla sua natura
angelica, ha un gran fondo di cretinaggine nei suoi ragionamenti, perché gli
manca la bussola principale dell’intelletto che è la luce di Dio. È proprio
come alcuni scienziati miscredenti che sanno tante notizie scientifiche e
mancano di criterio, cadendo nelle più banali contraddizioni e nelle più puerili
supposizioni.
Egli,
dunque, non capì che Gesù, dicendo che l’uomo non vive di solo pane, alludeva alla
vita soprannaturale che viene dall’alimento dell’anima; suppose, invece, che
Egli desiderasse un grande dominio.
È
la psicologia di satana, diremmo che bisogna approfondire, per intendere la
ragione della sua tentazione.
Un
uomo, concentrato in un’idea fissa, non sa vedere che quell’idea, e anche le
cose più disparate e inconcludenti gliela richiamano. È come un animale
concentrato nel cibo che non guarda altro, o come un fanciullo affascinato dal
gioco che non si accorge di nulla all’infuori di esso. Ora, satana ha un’idea
fissa: dominare e glorificarsi sulla terra; mantenere il suo stoltissimo e
infelicissimo isolamento, formandosi un regno non solo degli angeli ribelli, ma
anche degli uomini che dovranno occupare i loro seggi nella gloria.
Per
formarsi questo regno di anime, egli deve sottrarle a Dio, e allora cerca in
tutti i modi di trascinarle al male, ponendo innanzi a loro come oggetto di
felicità il peccato. Egli, dunque, cerca di formarsi dei ministri e dei
cooperatori di perdizione nei grandi del mondo, li aiuta a prosperare, spiana
loro la via, li rende crudeli, tiranni, ingiusti, violenti, peccatori, affinché
lo aiutino a perdere le anime. È questo il triste retroscena di tanti dominatori
della terra.
Satana
è abituato a vivere in contatto con questi esseri orgogliosi, avidi di successo
che asserviscono tutto alla loro gloria. Li segue per non farseli sfuggire, li
vede pensosi, accigliati, preoccupati, e conosce bene, per così dire, le linee
somatiche di un dominatore.
Psicologicamente
chi è preso dall’idea del dominio bada poco alle necessità della vita materiale:
è capace di ogni sacrificio, è insonne, ha lo sguardo come smarrito in una
visione lontana, fugge dal consorzio umano, ha le ciglia inarcate, la fronte
corrugata, le mascelle serrate, l’aspetto autoritario, perché rumina i suoi
disegni di conquista e di gloria.
Satana
vide Gesù tutto pensoso e raccolto, vide che digiunava e poiché Egli veramente
pensava al regno del Padre suo e ne era tutto compreso, perché si preparava proprio
a fondarlo, credé di scorgere nel Redentore i caratteri di un dominatore avido
di gloria.
Lo
tentò prima sul cibo per vedere se era capace di credersi potente e di avere
una volontà tesa al mirabile e al grandioso; volle provare se era volitivo, come si dice oggi dei
disgraziati dominatori del mondo, pronto ad offrirsi lui a mutare il sasso in
pane, qualora Gesù non l’avesse potuto fare.
Comunemente
si crede che satana abbia tentato Gesù di gola, proponendogli di mutare la
pietra in pane; ma non è esatto, perché non sarebbe stato gola il mangiare un
pane dopo quaranta giorni di digiuno; egli lo tentò per concentrarlo nella
materia, e volle vedere se era capace di voler operare straordinariamente.
Dalla
risposta di Gesù e dal suo atteggiamento credé d’intuire che Egli era in preda
a desideri di dominio e, benché sentisse che non desiderava un regno come altri
dominatori, pure pensò che, aprendogli la via alla gloria terrena, poteva
asservirselo. Era cretino senza dubbio, ma credeva di dare nel segno. Il rifiuto di
mutare la pietra in pane gli sembrò una confessione d’impotenza, e il
riferimento alla Parola di Dio un ripiego per non diminuirsi in quella
impotenza; satana giudicava dal proprio orgoglio, e credé che Gesù fosse in
preda a pensieri di orgoglio; perciò si offrì di aiutarlo e gli mostrò una
prospettiva orgogliosa di dominio e di gloria per conquiderlo.
Lo
condusse su di un alto monte,
cioè su di un’altezza dalla quale gli fece scorgere in un attimo,
con una fantasmagoria sintetica, tutti i regni della terra. Gli prospettò una
specie di carta geografica, una specie di bilancio della potenza umana e gli
disse che gliel’avrebbe data se, prostrato, l’avesse adorato. Per mostrargli
che avrebbe potuto dargliela, disse che ne era il padrone e poteva assegnarla a
chiunque avesse voluto.
Certo,
satana allora aveva ancora un dominio sulla terra, la quale come sfera della
sua attività in certo modo gli apparteneva, ma non poteva dirsene lui il
padrone. Egli, dunque, mentì, com’è sua abitudine, per ingannare Gesù. Non
sapeva l’infelice che parlava proprio con Colui che l’avrebbe vinto e
spodestato, e che, proprio in mezzo ai regni del male che gli appartenevano,
avrebbe piantato la sua Chiesa.
Gesù
Cristo rispose: Sta scritto: Adorerai
il Signore Dio tuo e servirai a Lui solo, ossia farai regnare sulla terra Dio solo, e a Lui solo
darai l’onore e la gloria.
La
risposta del Redentore era un annuncio del regno di Dio, una proclamazione
solenne del suo diritto su tutte le creature. Gesù doveva regnare e doveva
soggiogare tutte le potenze del mondo, ma solo per ristabilirvi la gloria di
Dio.
Che
cosa triste è pensare a quelle parole di satana: I regni del mondo sono
stati dati a me e li do a chi voglio! Se quest’affermazione è una menzogna,
infatti, non è una menzogna che i regni gli si danno apostatando, e che egli vi
spadroneggia con le sue infernali influenze.
Dove sono le potenze che non si asserviscono a satana? Le
scellerate influenze settarie e le ipocrite affermazioni d’ordine negli Stati
totalitari, i più nocivi alla Chiesa, non vengono da intrigo diabolico? Se si
eccettuano i regni governati dai santi, il resto di quelli governati dai re o
dai presidenti non si riducono ad un ammorbante intreccio di sopraffazioni e di
miserie e ad una continua vessazione manifesta o ipocrita alla Chiesa? La
storia dei regni e dei re della terra è quasi sempre un obbrobrio, ed è
mirabile che la Chiesa, in mezzo a questi deserti spaventosi, fiorisca e
prosperi. Padre Dolindo Ruotolo
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