Commento al Vangelo della X Domenica del TO C 2013 (Lc 7,11-17)
Il figlio della vedova di Nain
Gesù Cristo
da Cafarnao si avviò verso la città di Nain, distante da Cafarnao una giornata
di viaggio, per continuare la sua missione, insieme con i suoi discepoli e
accompagnato da una gran turba di popolo.
Alle porte
della città, nel luogo più affollato dove si trattavano gli affari, veniva
portato alla sepoltura un giovane, figlio unico di una madre vedova. La madre,
priva del suo unico sostegno, piangeva desolatamente. Gesù le si accostò pieno
di compassione e le disse con un tono di rassicurazione: Non piangere. Egli
si commosse non solo per il dolore di quella povera donna, ma anche perché vide
in lei l’immagine di Maria Santissima che in un giorno non lontano l’avrebbe
pianto morto sulla croce. Psicologicamente, infatti, la compassione è viva
quando il dolore altrui ha riflessi ed echi nel nostro cuore; ora, Gesù aveva
continuamente presente la sua Passione e i dolori che avrebbe sofferto la sua
Madre divina; quella madre addolorata non poteva non richiamargli il pensiero
di Maria.
Dire alla
donna: non piangere, era lo stesso che prometterle il suo intervento miracoloso
e confortarla efficacemente. Egli, in quel momento stesso, con la sua
onnipotenza, troncava la causa del dolore di quella desolata madre e,
avvicinatosi alla bara, la toccò, ingiungendo, con quel gesto, ai becchini, di
fermarsi. Rivolto poi al cadavere disse in tono di comando: Giovanetto, io
ti dico, alzati. E subito il morto si alzò e comincio a parlare.
Fu
un momento impressionante. Tutti erano testimoni che quel giovane era veramente
morto e siccome andava allo scoperto sulla bara, tutti videro in un istante
rianimarsi quella vita. Nelle parole di Gesù: Giovinetto, io ti dico, alzati, si sentì l’onnipotenza che le pronunciava, come nelle
parole del morto si sentì l’eco del mistero d’oltretomba, di modo che tutti
furono presi da grande timore. Che cosa abbia detto il giovane non lo sappiamo,
ma forse emise un’esclamazione di stupore, vedendosi sulla bara e chiamò a gran
voce la madre. Per questo Gesù, facendogli coraggio e non osando nessuno
avvicinarsi al morto risorto, lo liberò dalle bende che lo avvolgevano e lo
rese a sua madre.
Il
timore che invase tutti li sforzò a glorificare Dio e a riconoscere che un
grande profeta si era loro manifestato, e il Signore aveva visitato il suo
popolo. Non confessarono apertamente che Gesù era il Messia promesso, ma molti
dovettero pensarlo, perché il miracolo era stato grande e impressionante.
La risurrezione. I giovani morti alla grazia
Quel giovane
era un’immagine viva di quelli che, trascinati dalle passioni, muoiono
miseramente alla grazia e sono portati verso la morte eterna.
Immobili,
incapaci di operare soprannaturalmente, corrotti nelle loro potenze e nei loro
affetti, sono pianti dalla Chiesa che, quale madre desolata, li segue nella
loro rovina per vivificarli almeno con le sue lacrime e le sue preghiere. Col
suo pianto sconsolato, Ella invoca Gesù e reclama il suo intervento, perché li
arresti sulle vie della perdizione e li ridoni alla vita. Non si risorge dalla
morte spirituale senza l’intervento di Gesù, poiché Egli solo può, con un tocco
di grazia, arrestare il cammino verso la morte e ridonare la vita.
Quante esequie
vediamo noi per le vie del mondo e non ce ne accorgiamo!
Spesso il movimento che vi vediamo è agitazione di
funerali, poiché le anime che vi partecipano sono morte alla grazia, e la vita,
in realtà, le porta verso l’eterna corruzione.
Dovremmo
piangere amaramente, e invece ridiamo indifferenti, dovremmo cooperare con lo
zelo ad arrestare quella corsa alla perdizione, e invece tante volte vi
cooperiamo! Oggi specialmente, quante insidie uccidono l’anima dei giovani, e
quanti di questi fiori immaturi sono già recisi dalla pianta viva e sono
gettati nel fango per marcirvi! Preghiamo per la gioventù, arrestiamola in nome
di Dio col nostro apostolato sulle vie del male e restituiamola alla Chiesa,
l’unica che ha il diritto di guidarla, l’unica che sa piangere sulle sue
miserie, reclamando per essa, da Gesù, la misericordia e la vita.
Padre Dolindo Ruotolo
Nessun commento:
Posta un commento