Commento
al
Vangelo
della
XXII
Domenica
TO
2014
A
(Mt
16,21-27)
Don
Dolindo Ruotolo
Gesù
Cristo rimprovera san Pietro
Dopo
la confessione solenne che san Pietro fece della divinità di Gesù
Cristo sarebbe sembrato logico che quella grande verità fosse stata
divulgata in mezzo al popolo; invece il Redentore comandò ai suoi
discepoli di non dire a nessuno che Egli era il Cristo. Il dirlo
avrebbe attratto su di loro l’ira degli scribi e dei farisei, la
quale, cogliendoli ancora impreparati, li avrebbe travolti. D’altra
parte, essi, in quel momento, avrebbero travisato la verità,
aspettando, come tutti gli Ebrei, il regno trionfante del Messia e
avrebbero potuto provocare un movimento politico nel popolo, per far
proclamare re temporale il Redentore. Gesù Cristo volle prepararli a
concezioni diametralmente opposte a quelle che essi avevano su di
Lui, e cominciò a parlare loro della sua Passione e della sua futura
risurrezione. Gli apostoli non badarono tanto all’annuncio della
risurrezione, e si sgomentarono della profezia delle lotte e delle
pene.
San
Pietro, come capo proprio allora proclamato, credé di intervenire
con autorità e, preso in disparte Gesù, cominciò a rimproverarlo
del discorso fatto, e ad annunciargli, con una presuntuosa sicurezza,
che ciò che Egli aveva detto non doveva avverarsi di Lui e non si
sarebbe avverato.
Era
lo stesso che voler sconvolgere i piani della Provvidenza; era lo
stesso che voler impedire la redenzione; quelle parole erano una
tentazione. Satana indusse Pietro a pronunciarle, quasi per
vendicarsi della confessione solenne che aveva fatta della divinità
del Redentore, e per questo Gesù lo chiamò satana e lo scacciò
lontano da sé.
Il
suo amore fu immenso nell’annunciare la sua Passione, poiché non
vedeva l’ora di dare la vita per noi, e le parole inconsiderate di
san Pietro gli ferirono il Cuore, acceso d’infinita carità.
La
via della croce
Non
c’era da illudersi con aspirazioni terrene, non c’era d’aspettare
un trionfo politico; Egli doveva e voleva immolarsi, e chi avrebbe
voluto seguirlo doveva andargli dietro caricato di croce, dopo aver
rinnegato se stesso, la propria volontà e le proprie aspirazioni.
Non c’era altra via di salvezza e chi avesse voluto salvare
la propria vita,
cioè
conservare le sue false gioie e le sue illusioni, avrebbe perso la
vera, la nuova vita che Egli veniva a dare alle anime. Egli non
veniva a restaurare un regno terreno né valori materiali, ma veniva
a restaurare il regno dello spirito e i valori soprannaturali. Che
cosa, infatti, avrebbe portato di bene all’anima una restaurazione
temporale? Anche se avesse portato la prosperità che cosa sarebbe
stata questa piccola prosperità, di fronte ai supremi ed eterni
interessi dell’anima?
La
vita passa e viene il giorno nel quale si deve rendere conto di tutto
al Giudice eterno; allora nulla varranno onori, ricchezze e piaceri,
poiché nulla può darsi in cambio dell’anima.
Nel
giorno del Giudizio, Gesù Cristo verrà nella
gloria del Padre suo,
cioè
nel fulgore della sua divinità, e renderà a ciascuno quello che
avrà meritato; il merito non potrà computarsi con la misura che ha
il mondo; tutto quello che fa grandi sulla terra sarà nullità in
quel giorno, e perciò è conveniente rinnegare se stessi, prendere
la croce e camminare in compagnia del Re divino verso la vita eterna.
Queste
parole avrebbero potuto scoraggiare gli apostoli, e forse già si
affacciava nel loro cuore una delusione nascosta. Avevano sospirato
al regno glorioso del Messia, e sentivano parlare di abnegazione di
croce; avevano sperato un’immediata proclamazione del Re,
trionfatore dei nemici d’Israele, e sentivano parlare di dover
perdere tutto per poter guadagnare un regno invisibile; il loro cuore
stava per naufragare nel dubbio e perciò Gesù li confortò,
annunciando vicino il suo regno, e dicendo che alcuni di quelli che
erano presenti avrebbero visto la
sua venuta, prima
di morire.
Venuta
di Dio nelle
Scritture significa Giudizio di Dio e manifestazione della sua
potenza (cf Is
3,14; 30,27; 66,15-18; Ab
3,3ss); Gesù, avendo parlato della croce e avendo accennato al
Giudizio – suprema manifestazione della sua potenza –, predice
una prima manifestazione di questo Giudizio nel castigo che avrebbe
avuto Gerusalemme ingrata, castigo che sarebbe stato relativamente a
breve scadenza e che alcuni di quelli che lo ascoltavano avrebbero
visto. Allora il suo regno si sarebbe dilatato in tutto il mondo e la
Chiesa si sarebbe affermata maggiormente. Con questa speranza, gli
apostoli sentirono che si preparava qualcosa di grande in un prossimo
futuro, e sentirono il coraggio di seguire ancora Gesù Cristo.