Commento al Vangelo – I Domenica di Avvento 2014 B (Mc 13,33-37)
Sant’Andrea, Apostolo
Occorre vigilare ed essere pronti al Giudizio di Dio
Gli apostoli avevano
domandato a Gesù quando sarebbero avvenute la distruzione del tempio e la fine
del mondo; ma il Redentore, a questa domanda, non rispose, dicendo che il giorno
e l’ora di quelle catastrofi erano noti solo al Padre. È evidente che Egli,
come Dio, lo sapeva, essendo una sola cosa col Padre, ma come uomo poteva dire
d’ignorarlo, perché il computo del tempo della giustizia finale non sta nelle
possibilità umane, dipendendo dall’intreccio di tutte le responsabilità occulte
dell’umana coscienza e dell’umana libertà. Solo Dio che guarda dall’alto, e al
quale tutto è manifesto, può valutare quando le iniquità umane raggiungono
l’estremo limite, e fanno traboccare il peso della giustizia.
La libertà umana, infatti, può influire sugli
eventi della storia e può affrettarli o ritardarli; una sola azione buona può
arrestare un castigo, e una sola iniquità può darvi l’ultima spinta; ciò che
succederebbe in quest’anno può essere trasportato in un altro o in tempi
lontani per l’intreccio di un’azione libera che interferisce gli eventi.
Ora, se si tiene presente il numero stragrande
degli uomini dal principio del mondo ad oggi, e gl’innumerevoli intrecci della
loro azione, delle loro responsabilità, e dei loro meriti, se si pensa al coordinamento
di queste azioni con tutto l’ordine morale e fisico dell’universo, si capisce
che il calcolo del giorno e dell’ora di avvenimenti definitivi nella storia di
un popolo o in quella del mondo può farlo solo Dio.
I segni prossimi o remoti della fine del mondo
in particolare, possono distare anche secoli dall’evento, quando qualche anima
privilegiata, controbilancia con azioni sante il tracollo della giustizia.
È uno dei tratti delicati della divina
provvidenza.
Così si spiega come, in tante epoche della
storia, si è creduto di veder i segni della fine del mondo, senza che nulla sia
avvenuto dopo. È impressionante che, fin dai tempi di san Gregorio Magno, si
parlasse della fine del mondo come di evento vicino, ed è impressionante che lo
stesso santo ne parlasse con convinzione; non è improbabile che allora gli
eventi realmente precipitassero, e che le preghiere della Chiesa l’abbiano
ritardato. Non è cosa che può sembrare strana, ma è cosa che deve farci essere
pensosi, considerando che noi abbiamo sul capo questa spada di Damocle.
Gesù Cristo ci esorta ad essere attenti, a
vigilare e a pregare perché questo interessa all’anima nostra. Gli eventi
li regola il Signore, e conoscerli anticipatamente con certezza potrebbe anche
essere per la nostra malizia un pretesto o un’occasione di maggiore
spensieratezza. L’incertezza angosciosa che in ogni secolo può determinarsi
sull’imminenza della fine può spingerci più facilmente a pensare ai beni
eterni, e a distaccare l’anima da tutto quello che è vana illusione della vita
del mondo.
Chi può convergersi, fino a dimenticare l’anima
nelle stesse discipline della vita presente che appaino ideali? Arte, scienze,
lettere, dominio, monumenti grandiosi che cosa sono di fronte all’eternità?
Vale la pena affannarsi tanto nelle cose della
vita, quando si sa che esse periscono? Dobbiamo, sì, compiere la missione che
Dio ci ha assegnata, dobbiamo operare per la sua gloria, ma non possiamo farci
assorbire talmente dalle idealità terrene da trascurare quelle eterne.
Chi potrebbe essere così stolto da consumarsi
per fare un’opera d’arte con una materia che si disfa? Le opere dello spirito
rimangono in eterno; quelle della materia periscono, e quelle del tempo fugace
sono vanità; dobbiamo, dunque, nell’operare, tener presente la fine di tutto,
per fissare il nostro pensiero al Fine ultimo della nostra vita.
Un uomo – disse Gesù –, partito
per un paese lontano lasciò la casa, e diede ai suoi servi il potere di far
tutto, e ordinò al portinaio di vigilare. Ecco l’immagine del mondo: il
Signore è il Padrone di ogni cosa e, quasi fosse assente, lascia agli uomini la
libertà di operare come vogliono, costituendo, sulla loro vita, un portinaio
che vigila. Questi è il Papa e il Sacerdozio, e la loro attività è preziosa per
tutelare le anime. Occorre però che ciascuno vigili, affinché, al ritorno del
Padrone, possa trovarsi pronto per dargli il rendiconto.
Non tutti ci troveremo presenti agli ultimi
eventi del mondo, ma tutti compariremo innanzi a Gesù Cristo, Giudice eterno;
non si può dunque prendere alla leggera la vita, e bisogna vigilare, per essere
pronti alla chiamata di Dio.
Le
illusioni della civiltà e la realtà della vita
Cammino nel mondo, il quale moltiplica le sue
attività materiali, e vuole mostrarsi in una magnificenza sempre crescente.
Le nazioni fanno a gara per ostentare la loro
forza e la loro gloria, e s’insuperbiscono della loro civiltà; eppure, passando
tra gli edifici sontuosi e le affermazioni della tecnica, posso dire con Gesù
all’anima mia: Vedi tu questi grandi edifici? Non sarà lasciata di essi
pietra su pietra che non sia distrutta.
Oh, se si vedesse il mondo con lo sguardo di
Dio, come ci apparirebbe vano in tutta la sua esuberante vita!
Che cos’è, per esempio, un monumento grandioso,
ricco di statue? È un povero ammasso di pietre e, se le statue sono immodeste,
è un ripostiglio di rifiuti. Che cos’è una centrale elettrica potentissima? Le
sue scintille sono giochi d’infanzia di fronte all’universo e nullità innanzi a
Dio! Non rimane nulla di tutte le attività umane, e tutto si sfascia, anche
quello che sembra immortale! O mio Signore, potrei essere io così stolto da
farmi affascinare da ciò che passa e si dissolve? Te solo sopra tutte le cose!
Vivo in un mondo di seduzioni, e devo aver
sempre presente la parola tua, o Gesù: Badate che nessuno vi seduca… dicendo:
Sono io. Ecco il mondo col suo fasto che dice: «Sono io la vita», eppure è
un seduttore. Ecco l’amore effimero delle creature che mi dice: «Sono io la
felicità», eppure è un seduttore dei sensi. Ecco la scienza, la famosissima
falsa scienza, questa grande scocciatrice che tormenta le povere menti umane
col pungolo avvelenato dell’errore che dice: «Sono io la verità», eppure è una
seduttrice.
Gli uomini politici, carichi di responsabilità
e di brutture, pretendono creare un mondo nuovo e dicono: «Siamo noi la guida
dei popoli», eppure li seducono prendendoli in giro!
Il triste elenco può continuare all’infinito!
Non senza ragione Gesù Cristo, dopo aver accennato ai falsi profeti, soggiunge:
Sentirete guerre e rumori di guerre;… questo è l’epilogo di tutte le famose civiltà;
diventano orgogliose e tracotanti, pretendono imporsi con la violenza, e
periscono nelle fiamme accese dalla loro stoltezza.
Gesù Cristo ricorda ai suoi cari le
persecuzioni che contro di loro saranno suscitate in ogni tempo; è questo il
vero combattimento eroico dei figli della Chiesa. Com’è bella la Chiesa in
questo suo eroismo, com’è grandiosa la sua epopea! La pretesa civiltà ha
lottato per travolgere, ed essa ha combattuto non uccidendo ma immolandosi. Le
schiere dei suoi martiri sono sempre fresche, sempre belle, sempre illuminate
dai fulgori della virtù e della pace; sono la vera gloria della terra, ed
elevano le mani monde di sangue, sostenendo la palma della vittoria. Gli eroi
del mondo, ahimè, se non sono illuminati dalla virtù, sono figure tetre,
spiranti odio e seminanti stragi. Questa è la verità, e il mondo non può non
riconoscerla: solo i martiri sono veramente eroi, pionieri dello spirito che
tende a Dio, cerca Dio, ama Dio solo!
Chi potrà farsi illudere dalle false civiltà del mondo?
L’una dopo l’altra sono scomparse, e la terra pare si sia affrettata a coprire
questi putridi cadaveri per farne perdere le tracce. Verrà poi il cataclisma
finale e brucerà tutto, perché non ci sarà altro modo per eliminare la barbarie
finale dell’apostasia universale. Che gioia, Signore, pensare che non rimarrà
nulla della civiltà moderna, impregnata di bestemmie e di apostasia che gioia!
Altro che le stalle di Augia! Il mondo è tutto un sudiciume, e non ci vuol meno
d’un torrente di fuoco per purificarlo! Beata l’anima che allora potrà ascoltare
la voce di Dio giubilando, e riprendere il corpo che informò sulla terra, per
trasportarlo in Cielo come inno d’amore e di benedizione a Dio onnipotente.
Amen.Padre dolindo Ruotolo