Commento
al Vangelo della XX Domenica TO 2015 B
(Gv 6,51-58)
(Gv 6,51-58)
Il
nostro atteggiamento innanzi al dono di Gesù
La
promessa di Gesù Cristo per noi è una realtà, poiché lo abbiamo
vivo e vero con noi. Il fuoco sacro del tempio che non si estingueva
mai era una pallida figura di questa fiamma divina d’amore e di
carità che si accese nell’Ultima Cena e non si è spenta mai più.
Il pensiero d’avere Gesù con noi dovrebbe farci mutare in angeli
adoranti, e dovrebbe rendere i sacerdoti serafini d’amore.
Invece,
ahimè, è ancora notte nel nostro spirito, e dobbiamo fare quasi uno
sforzo per non rinnegare il dono mirabile. Siamo come ciechi
assiderati che stanno nei raggi del sole e non lo vedono, stanno
esposti al suo calore e finché dura il gelo non se ne accorgono.
Da
che deriva questa nostra insensibilità?
Seguiamo
di nuovo il discorso di Gesù per scoprirne la causa, perché è di
suprema importanza, per noi, porre un termine alla nostra
ingratitudine.
Alla
turba che lo cercava Gesù disse: Voi
mi cercate perché avete mangiato i pani e ve ne siete saziati.
Procuratevi non quel cibo che passa, ma quello che dura sino alla
vita eterna. Noi
cerchiamo tanto spesso Gesù per
cercare il pane materiale, per ottenere grazie temporali, per avere
un conforto, e non intendiamo che l’Eucaristia è un cibo ordinato
alla vita eterna.
Dobbiamo
dunque andare da Gesù per vivere soprannaturalmente in Lui e per
Lui, per unirci a Lui, trasvolare la terra e andare verso il Cielo.
Questo ci scopre i veli che nascondono il dono di Dio. I pensieri
della terra ce lo nascondono, e quando non lo vediamo più possiamo
dire con certezza che l’anima non è ancora orientata all’eternità.
È
questa la ragione per la quale gli uomini specialmente, assillati
dalla ricerca del pane materiale, ne vivono tanto lontani, quasi che
fossero estranei alla mensa dell’amore.
Quello
che fu la manna per gli Ebrei è l’Eucaristia per noi: sostenta la
vita dell’esilio, e ci fa giungere alla meta.
La nostra vita senza la comunione quotidiana è un deserto senza
manna, è una vita da affamati e da assetati.
Questa
è l’opera di Dio
– disse
Gesù –, che
voi crediate in Colui che Egli ha mandato. Bisogna
credere veramente in Gesù Sacramentato, e rinnovare questa fede in
Lui, ripetendogli spesso: Io credo in te vivo e vero in quest’Ostia
d’amore, credo e t’adoro. È il Padre che ci attrae a Gesù, e
Gesù ci accoglie per compiere la volontà del Padre; noi, dunque,
andiamo a Dio compiendo la sua volontà nelle tribolazioni
dell’esilio. Cerchiamo la sua gloria e il suo amore, ed Egli ci
attrarrà a Gesù.
Gesù
Cristo è il pane della vita,
Egli
alimenta e sostenta chi è vivo alla grazia, e impedisce che possa
cadere nella morte. Il mondo è morto alla grazia perché è lontano
da Gesù Eucaristia, e ne è lontano perché è morto; non vive che
di carne, e l’impurità è ostacolo terribile all’intimità
quotidiana con Gesù. È necessario purificarsi, e cercare non la
soddisfazione di un momento, ma le gioie celesti.
Siamo
esiliati, e tutto quello che possiamo raccogliere quaggiù non ci
appartiene, è provvisorio, passa. Abbiamo solo un tesoro vero che ci
appartiene, e che è come gemma venutaci dall’alto: il
pane vivo disceso dal cielo. Questo
è nostro, e questo ci alimenterà in eterno, svelandoci le
meraviglie di Dio.
Ora,
come potremo essere così stolti da attaccarci a quello che passa e
non è nostro, e stare lontani dall’unica vera ricchezza che
abbiamo nell’esilio? Quante volte insiste Gesù nel suo discorso
che il suo Corpo e il suo Sangue ci donano la vita! Ora come possiamo
noi rifiutarla, cercando la morte nelle misere cose della terra o,
peggio, nel peccato? Quanti si ritirano da Gesù come i discepoli
infedeli, perché sembra loro duro il rinunciare alla carne e al
peccato! Che cosa terribile e spaventosa: rinunciare alla carne
divina che dà la vita eterna, per non rinunciare alla carne del
peccato che produce l’infelicità e la morte eterna! Dove
compariranno quegli uomini che sono stati e sono lontani da Gesù, e
che rifiutano l’unica vera e sublime felicità della vita, per non
rifiutare i ceppi dell’infelicità?
È
davvero impazzita l’umanità che affolla i ritrovi dove si perde la
vita, e lascia deserto il
tabernacolo
dove la si trova e la si gode! Se si acquista familiarità con Gesù,
e si orienta a Lui tutta l’anima, senza riserve, oh quanto è dolce
conversare con Lui cuore a Cuore, nel placido silenzio che avvolge il
tabernacolo!
Tu
ci hai privilegiati, o Gesù, in una maniera mirabile; Tu sei con noi
vivo e vero, Tu supplisci la nostra vita interiore, Tu sei nel
tabernacolo rifulgente d’amore, e noi ti dimentichiamo, e tante
volte riguardiamo come segreto di normale tranquillità stare lontano
da te, o l’accomunarsi alle abitudini di quelli che non ti amano, o
ti amano poco! Aprici gli occhi, non permettere più che siamo
ingrati, castigaci se occorre, ma tienici fedeli all’amor tuo per
sempre.
Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo
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