sabato 15 agosto 2015

Il nostro atteggiamento innanzi al dono di Gesù

Commento al Vangelo della XX Domenica TO 2015 B 
(Gv 6,51-58)


Il nostro atteggiamento innanzi al dono di Gesù

La promessa di Gesù Cristo per noi è una realtà, poiché lo abbiamo vivo e vero con noi. Il fuoco sacro del tempio che non si estingueva mai era una pallida figura di questa fiamma divina d’amore e di carità che si accese nell’Ultima Cena e non si è spenta mai più. Il pensiero d’avere Gesù con noi dovrebbe farci mutare in angeli adoranti, e dovrebbe rendere i sacerdoti serafini d’amore.
Invece, ahimè, è ancora notte nel nostro spirito, e dobbiamo fare quasi uno sforzo per non rinnegare il dono mirabile. Siamo come ciechi assiderati che stanno nei raggi del sole e non lo vedono, stanno esposti al suo calore e finché dura il gelo non se ne accorgono.
Da che deriva questa nostra insensibilità?
Seguiamo di nuovo il discorso di Gesù per scoprirne la causa, perché è di suprema importanza, per noi, porre un termine alla nostra ingratitudine.
Alla turba che lo cercava Gesù disse: Voi mi cercate perché avete mangiato i pani e ve ne siete saziati. Procuratevi non quel cibo che passa, ma quello che dura sino alla vita eterna. Noi cerchiamo tanto spesso Gesù per cercare il pane materiale, per ottenere grazie temporali, per avere un conforto, e non intendiamo che l’Eucaristia è un cibo ordinato alla vita eterna.
Dobbiamo dunque andare da Gesù per vivere soprannaturalmente in Lui e per Lui, per unirci a Lui, trasvolare la terra e andare verso il Cielo. Questo ci scopre i veli che nascondono il dono di Dio. I pensieri della terra ce lo nascondono, e quando non lo vediamo più possiamo dire con certezza che l’anima non è ancora orientata all’eternità.
È questa la ragione per la quale gli uomini specialmente, assillati dalla ricerca del pane materiale, ne vivono tanto lontani, quasi che fossero estranei alla mensa dell’amore.
Quello che fu la manna per gli Ebrei è l’Eucaristia per noi: sostenta la vita dell’esilio, e ci fa giungere alla meta. La nostra vita senza la comunione quotidiana è un deserto senza manna, è una vita da affamati e da assetati.
Questa è l’opera di Diodisse Gesù –, che voi crediate in Colui che Egli ha mandato. Bisogna credere veramente in Gesù Sacramentato, e rinnovare questa fede in Lui, ripetendogli spesso: Io credo in te vivo e vero in quest’Ostia d’amore, credo e t’adoro. È il Padre che ci attrae a Gesù, e Gesù ci accoglie per compiere la volontà del Padre; noi, dunque, andiamo a Dio compiendo la sua volontà nelle tribolazioni dell’esilio. Cerchiamo la sua gloria e il suo amore, ed Egli ci attrarrà a Gesù.
Gesù Cristo è il pane della vita, Egli alimenta e sostenta chi è vivo alla grazia, e impedisce che possa cadere nella morte. Il mondo è morto alla grazia perché è lontano da Gesù Eucaristia, e ne è lontano perché è morto; non vive che di carne, e l’impurità è ostacolo terribile all’intimità quotidiana con Gesù. È necessario purificarsi, e cercare non la soddisfazione di un momento, ma le gioie celesti.
Siamo esiliati, e tutto quello che possiamo raccogliere quaggiù non ci appartiene, è provvisorio, passa. Abbiamo solo un tesoro vero che ci appartiene, e che è come gemma venutaci dall’alto: il pane vivo disceso dal cielo. Questo è nostro, e questo ci alimenterà in eterno, svelandoci le meraviglie di Dio.
Ora, come potremo essere così stolti da attaccarci a quello che passa e non è nostro, e stare lontani dall’unica vera ricchezza che abbiamo nell’esilio? Quante volte insiste Gesù nel suo discorso che il suo Corpo e il suo Sangue ci donano la vita! Ora come possiamo noi rifiutarla, cercando la morte nelle misere cose della terra o, peggio, nel peccato? Quanti si ritirano da Gesù come i discepoli infedeli, perché sembra loro duro il rinunciare alla carne e al peccato! Che cosa terribile e spaventosa: rinunciare alla carne divina che dà la vita eterna, per non rinunciare alla carne del peccato che produce l’infelicità e la morte eterna! Dove compariranno quegli uomini che sono stati e sono lontani da Gesù, e che rifiutano l’unica vera e sublime felicità della vita, per non rifiutare i ceppi dell’infelicità?
È davvero impazzita l’umanità che affolla i ritrovi dove si perde la vita, e lascia deserto il tabernacolo dove la si trova e la si gode! Se si acquista familiarità con Gesù, e si orienta a Lui tutta l’anima, senza riserve, oh quanto è dolce conversare con Lui cuore a Cuore, nel placido silenzio che avvolge il tabernacolo!

Tu ci hai privilegiati, o Gesù, in una maniera mirabile; Tu sei con noi vivo e vero, Tu supplisci la nostra vita interiore, Tu sei nel tabernacolo rifulgente d’amore, e noi ti dimentichiamo, e tante volte riguardiamo come segreto di normale tranquillità stare lontano da te, o l’accomunarsi alle abitudini di quelli che non ti amano, o ti amano poco! Aprici gli occhi, non permettere più che siamo ingrati, castigaci se occorre, ma tienici fedeli all’amor tuo per sempre.
Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo

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