Commento
al Vangelo – IV Domenica del TO 2016 C (Lc
4,21-30)
La
predicazione di Gesù in Galilea
Gesù
Cristo,
dopo aver vinto
la tentazione di satana, cominciò il suo ministero nella Giudea,
come dice san Giovanni (2, 3 e 4), e vi fece parecchi prodigi, dei
quali furono testimoni alcuni Galilei. Poi, spinto dallo Spirito
Santo, andò in Galilea, dove già si era sparsa la fama dei suoi
miracoli e della sua Parola, di modo che cominciò intorno a Lui un
concorso grande di popolo che lo seguiva per ascoltarlo nelle
sinagoghe dov’Egli insegnava, e
lo acclamava. L’acclamazione
del popolo ci fa intendere che la divina Parola penetrava il cuore di
tutti con fascino straordinario.
Percorrendo le città della
Galilea, Gesù andò anche a Nazaret, dov’era stato allevato e che
amava come sua patria, e si recò nella sinagoga di sabato per
leggervi la Scrittura e insegnare. Era uso, infatti, nei sabati,
leggere nelle sinagoghe qualche tratto della Legge o dei Profeti, per
poi spiegarlo al popolo. Quando era presente, nell’adunanza, una
persona autorevole le si dava l’incarico di leggere, e le si
consegnava il libro, cioè il rotolo di pergamena avvolto intorno ad
un asse di legno, sul quale era scritta, da un lato solo, la Parola
di Dio, affinché avesse scelto il testo. Chi leggeva rimaneva in
piedi per rispetto, e dopo, ripiegato il rotolo, cominciava il suo
discorso.
Nella sinagoga di Nazaret fu
consegnato a Gesù il libro del profeta Isaia, ed Egli, spiegatolo,
vi trovò quel passo che si riferiva proprio alla missione che stava
compiendo. Il profeta parlava in nome del Messia futuro, dicendo: Lo
Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per
evangelizzare i poveri, mi ha mandato a sanare i contriti di cuore,
ad annunciare agli schiavi la liberazione, a dare ai ciechi la vista,
a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’anno
accettevole del Signore e il giorno della retribuzione.
Era il programma dell’opera sua
fino alla consumazione dei secoli; era la sintesi della sua missione
spirituale e delle opere mirabili che l’avrebbero accompagnata.
Egli, unto dallo Spirito Santo, doveva annunciare la verità eterna
ai poveri, cioè
al popolo, ai peccatori e agl’ignoranti, tutti poveri di luce e di
grazia soprannaturale; doveva sanare
i contriti di cuore,
cioè gli
afflitti, i pusillanimi, e quelli che, essendo avviliti nei peccati,
desideravano risorgere; redimendo gli uomini, Egli avrebbe annunciato
la liberazione ad essi, e alle anime che erano nel Limbo in attesa
della salvezza.
Con la parola della verità
avrebbe dato la vista ai ciechi, con la propagazione del Vangelo per
tutta la terra avrebbe ridonato la libertà agli oppressi, riempiendo
di gioia i cuori per la grazia di Dio; con la diffusione delle divine
misericordie avrebbe predicato l’anno
accettevole,
cioè il tempo
di grandi grazie per le anime, e infine avrebbe annunciato il
giorno della retribuzione,
cioè il
Giudizio finale.
Nelle parole di Isaia c’era
l’annuncio profetico dell’opera del Redentore e dello sviluppo di
questa immensa misericordia per i secoli futuri, sino al termine dei
secoli. Egli avrebbe anche beneficato il popolo, e avrebbe realmente
consolato gli afflitti, guarito gl’infermi, dato la vista ai
ciechi, ecc.; ma questi benefici erano figura di benefici più grandi
che avrebbe diffusi per la sua Chiesa nei secoli.
Sette grandi annunci che possono
considerarsi come profezia dei sette periodi della storia della
Chiesa:
1° l’evangelizzazione dei
poveri;
2° il rinnovamento della società
umana, avvilita dal paganesimo mediante il sacrificio dei martiri, i
grandi contriti
dall’iniquità
umana;
3° il trionfo della Chiesa,
prima ridotta in servitù sanguinosa dai Cesari;
4° l’illuminazione della
verità a tutto il mondo, per mezzo dei dottori della Chiesa;
5° la liberazione dalle nuove
persecuzioni, nel periodo dell’apostasia delle nazioni, ed il
trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi;
6° l’anno
accettevole,
cioè un periodo
di grandi grazie, e un trionfo grande della Chiesa nel regno di Dio;
7° infine, l’ultima
prevaricazione e il Giudizio finale.
Gesù Cristo, ripiegato il
rotolo, lo rese al ministro della sinagoga, e si pose a sedere.
Splendeva dal suo volto la
verità, perché guardava a tutto il tempo futuro, e perciò tutti
gli occhi erano fissi in Lui, attratti dal suo fulgore. Il suo
aspetto conquideva, e la sua Parola era affascinante, e perciò tutti
lo guardavano, per non perdere una parola di ciò che stava per dire.
Egli, guardandoli per raccoglierli nel suo Cuore, esclamò: Oggi
le vostre orecchie hanno udito l’adempimento di questo passo della
Scrittura.
Probabilmente queste parole
furono solo l’enunciato di un discorso che Egli pronunciò, o
poterono anche esserne l’epilogo. L’evangelista non ce lo
riporta, ma è evidente che Gesù dovette dimostrare in qual modo
quelle parole si erano avverate, e in qual modo questo compimento si
sarebbe sviluppato, perché il Sacro Testo soggiunge che tutti
gli rendevano testimonianza, ammirando le parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca. Gli rendevano testimonianza, cioè
erano convinti di ciò che diceva, se ne entusiasmavano e ne
parlavano fra di loro per comunicarsi le loro impressioni di stupore.
Alcuni, però, gettando la
diffidenza nell’assemblea, proprio quando poteva germinare la
Parola di Dio in quei cuori e disporli a seguire la verità,
esclamarono: Non
è costui il figlio di Giuseppe? Lo
dissero con disprezzo, com’è evidente dal contesto, e impedirono
ai cuori di aprirsi alla verità.
Molti erano andati nella sinagoga
con la speranza di assistere a qualche miracolo e, vedendo che Gesù
non ne aveva operati, provarono una profonda delusione, e per questo
ricordarono che Gesù era
il figlio di Giuseppe,
com’essi lo
credevano, ignorando il mistero della Verginità di Maria, e quello
della sua divina Maternità. Gesù Cristo smascherò i loro occulti
pensieri, mostrando che non aveva potuto operare miracoli proprio per
la loro poca fede, e affermando con severa parola, un po’ coperta
ma chiara che sarebbe stata usata misericordia maggiore ai pagani,
come fu usata pietà alla vedova di Sarepta da Elia, e Naaman il Siro
da Eliseo, poiché nessun profeta è accetto nella sua patria.
Le parole severe di Gesù
rivelavano tutto il retroscena dei cuori malintenzionati che lo
ascoltavano, ed erano dirette alla loro conversione; ma, rifiutando
essi la divina misericordia, furono come invasati da satana, e tutti,
alzandosi con impeto, lo cacciarono fuori dalla sinagoga e dalla
città, e lo sospinsero fin sulla sommità della montagna, dove
all’angolo sud-ovest c’era un precipizio profondo dieci o dodici
metri, per gettarvelo dentro e ucciderlo. Gesù, però, manifestando
la sua divina potenza, passò in mezzo a loro tranquillamente e se ne
andò, senza che alcuno avesse osato porgli le mani addosso. Egli
mostrò, in tal modo, che era Dominatore tranquillo degli eventi, e
che senza il suo permesso nessuno poteva fargli del male
Don Dolindo Ruotolo