sabato 10 settembre 2016

L'infinita misericordia di Dio

Commento al Vangelo della XXIV Domenica TO C 2016

L’infinita misericordia di Dio
Sono i tre grandi momenti della divina misericordia: il Signore chiama l’umanità peccatrice come pecorella smarrita, la redime pagando il prezzo del suo riscatto, e l’accoglie in un amore paterno immenso che la ridona alla primitiva grandezza. Accolse Israele e lo cercò nel deserto del mondo come pecorella smarrita, portandolo Egli stesso per le vie della vita come un pastore porta sulle spalle la sua pecorella. Venne dal cielo in terra e fece luce per cercare l’umanità perduta e ridonarle il valore perduto col peccato; aspetta al suo Cuore l’umanità traviata ed apostata, immersa nelle sozzure dell’impurità e ridotta ad uno stato di estremo squallore, e l’accoglie con amore paterno, riabilitandola.
La misericordia di Dio è sempre ricerca amorosa, valutazione divina di un’anima, e amore immenso nell’accoglierla, ma si può dire che le tre parabole proposte da Gesù riguardassero le tre grandi manifestazioni della misericordia di Dio Uno e Trino: quella fatta al popolo eletto, pecorella sua, il Padre; quella fatta nella redenzione, pagando il prezzo del nostro riscatto, il Figlio, e quella che fa ogni giorno nella Chiesa, e farà in modo meraviglioso alla fine dei tempi, accogliendo al suo Cuore i figli traviati, corrotti e apostati dal suo paterno amore, lo Spirito Santo.
Gesù parla della gioia del pastore nel ritrovare la pecorella smarrita, della gioia della donna nel rintracciare la dramma perduta, e della gioia del padre nel riabbracciare il figlio traviato, non per dire che Dio ama più i peccatori che i giusti, ma per dire che è così piena e completa la sua misericordia che Egli accoglie i peccatori pentiti come se fossero giusti. Egli parla della festa che si fa nel cielo per un peccatore che si converte, per dirci che è più grande la gioia attuale dei Beati per un’anima che si salva che per quelle che sono già salve o giuste; anche un padre gode più attualmente della guarigione di un figlio infermo che della sanità degli altri, il che non significa che egli apprezza più i malati che i sani, ma proprio perché apprezza la salute, gode che il figlio infermo l’abbia recuperata.
Nei peccatori che si convertono c’è poi sempre una ricchezza di umiltà, di riconoscenza e di amore che li rende più cari al Signore, e facilita in loro l’efflusso della grazia.
Il peccato è un male orribile che Dio aborre sempre; ma la vera penitenza può far fiorire il cuore dei peccatori anche più di quello dei giusti, e la tenerezza di Dio riguarda proprio questa fioritura d’amore e di virtù.
Si deve notare che Gesù accennò semplicemente le parabole della pecorella smarrita e della dramma perduta, mentre raccontò con minuti e bellissimi particolari quella del figliol prodigo, per dare maggiore risalto all’amore col quale Dio accoglie come padre i peccatori che vanno a Lui, pentiti.

Il suo Cuore divino non ebbe confini nella tenerezza quando parlò di ciò che l’anima fa per cercare Dio e, nell’esuberanza della parabola, rivelò l’esuberanza dell’amore di Dio. Si direbbe che la sua delicata carità abbia voluto dare più risalto al bisogno che il peccatore sente di Dio che a quello che Dio fa per un peccatore; l’amor suo nel cercarci è infinito, ma l’amor suo nell’accoglierci è tenerissimo, ed è divinamente psicologico che il Redentore si sia trattenuto di più sulla parabola del figliol prodigo. L’ampiezza di questa parabola, poi, può anche farci intendere quanto sarà esuberante la misericordia che Dio farà negli ultimi tempi ai figli apostati che ritorneranno al suo Cuore.
(Don Dolindo Ruotolo)

Nessun commento:

Posta un commento