Commento al
Vangelo – Risurrezione del Signore 2013 (Gv 20,1-9)
Maria
Maddalena al sepolcro
Il primo giorno dopo il sabato, cioè
la domenica, Maria Maddalena si recò al sepolcro all’alba mentre
era ancora buio. Era partita da casa sua o dal luogo dov’erano
chiusi gli apostoli, che era quasi notte ancora e non era sola ma accompagnata dalle pie donne (cf Mt 28,1; Mc 16,1-2; Lc 24,1) con
le quali giunse al sepolcro allo spuntare del sole (cf Mc 16,2). San Giovanni nomina solo Maria Maddalena, sia perché
completa le narrazioni dei Sinottici, e
sia perché ella, più ardente di tutte, prese l’iniziativa e raccolse le altre donne. Ella, poi,
fu quella che corse per prima ad avvisare Pietro e Giovanni dello stato in cui aveva trovato la tomba.
Mentre
le donne camminavano, avvenne la risurrezione, ed esse avvertirono il terremoto
che la seguì allorché l’angelo discendendo dal cielo, rovesciò la pietra. Maria
Maddalena, nel vedere da lontano il sepolcro aperto, ben lungi com’era dal
credere alla risurrezione, suppose che avessero rubato il Corpo di Gesù, e
corse per avvertirne gli apostoli più rappresentativi, Pietro e Giovanni; le
altre pie donne giunsero fino alla tomba ed
ebbero la visione degli angeli; Maria Maddalena, poi, tornò di nuovo
sola al sepolcro per tentare di rintracciare il sacro Corpo. Non sapeva credere
che fosse risorto, e non
sapeva rassegnarsi che l’avessero rubato; voleva ad ogni costo rendergli gli
ultimi attestati di venerazione ed era
desolata di non poterlo fare. Ella, che era stata più vicina al Signore nella
Passione, aveva constatato l’odio dei sacerdoti, degli scribi e dei farisei e, appena vide la pietra del sepolcro
ribaltata, pensò che avessero voluto fare al suo Signore l’ultimo oltraggio, e
corse per vedere che cosa si fosse potuto fare per impedirlo o ripararlo.
Camminava
mentre era ancora buio, ed era buio principalmente nell’anima sua poiché
non credeva ancora. Eppure proprio quando ella credeva di andare a visitare e
imbalsamare un morto, questo si ridestava dal suo sonno, sorgeva trionfante,
attraversava il masso sepolcrale e inalberava il vessillo del suo trionfo sulla
morte! Se non fosse stato buio nell’anima sua, Maria Maddalena avrebbe forse
avuto la grazia di assistere al momento stesso della risurrezione, e avrebbe
subito visto il Signore; ma la sua povera fede non sapeva andare di là dal
sepolcro, e logicamente non vide altro che la tomba e, per di più, la tomba
vuota. Credé definitivamente morto il Signore e, dimentica delle parole di Lui,
non seppe pensare a Lui che come ad un cadavere. Oh, se avesse avuto un po’ di
fede, come avrebbe gioito nel vedere la pietra rovesciata, pensando che il
Signore era risorto! Con quale impetuosa gioia sarebbe corsa dagli apostoli per
darne loro l’annuncio!
Gesù
non era più un cadavere: era risorto all’alba del terzo giorno, compiendo la
sua promessa con sollecita e pronta precisione. Compì per la divina sua virtù
che era anche virtù del Padre e dello Spirito Santo, quello che, nell’ordine
naturale delle forze umane, sarebbe stato impossibile. Per questo si poté dire
che Egli era risorto per virtù propria dalla tomba che il Padre l’aveva risuscitato
da morte che Dio l’aveva fatto ritornare in vita. Sono espressioni che, lungi
dal generare confusione, si equivalgono, e mostrano che per divina potenza il
Corpo piagato, trafitto, morto e sepolto, poté muoversi, riprendere l’anima e
risorgere, primizia gloriosa di tutti i morti che dovranno risorgere.
La preghiera della Madonna
affrettò la risurrezione di Gesù
Il
momento fu solenne, e nessuno all’infuori degli angeli ne fu spettatore.
Crediamo fermamente che ne fu spettatrice anche Maria Santissima; benché
lontana col corpo, l’anima sua era rimasta come chiusa nella tomba, in profonda
adorazione. Era mesta, profondamente mesta, e a Lei che apprezzava più d’ogni
creatura Colui che era la Vita, doveva produrre immenso dolore pensare che era
stato ghermito dalla morte. Sapeva che doveva risorgere, lo credeva, lo sperava,
e affrettava quel momento con la sua preghiera. Ella sapeva che, con la sua
preghiera, aveva affrettato il momento dell’Incarnazione; sapeva che il Figlio
suo nulla le negava, e pregava. Si può dire che Gesù non volle ritornare alla
vita senza Maria, per un atto di divina deferenza, poiché Maria gli aveva dato
la vita temporale. Attese il comando del Padre, alla cui volontà era tutto
dedito, e attese il comando supplichevole della Madre, alla cui volontà era
stato sempre sottomesso. Non aveva mutato nulla in questa provvidenza di
sottomessa obbedienza.
Maria
pregava, pregava; avrebbe quasi voluto raccogliere, nel suo seno benedetto,
quel Corpo piagato e inerte, e ridargli la vita; sentiva ancora in sé, come
grazia sovrabbondante, quella virtù dello Spirito Santo che l’aveva resa Madre
nel verginale candore, e avrebbe voluto, per la seconda, volta circondare
l’uomo e vivificarlo.
Maria
pregava. La sua onnipotenza era la preghiera, lo sapeva per esperienza, benché
fosse immersa nelle tenebre del dolore, sperava la luce immortale e pregava.
L’anima
divina di Gesù le era vicino e pregava anch’essa, poiché, più della stessa
anima immacolata di Maria, conosceva l’onnipotenza della preghiera.
Pregavano,
e nell’atto di quelle due potenti preghiere avveniva in grande quel che avviene
in piccolo in ogni preghiera: l’endosmosi del divino nell’umano, e l’esosmosi
dell’umano nel divino. È una frase ardita ma è verità. L’anima, pregando, si
dilata in Dio; umiliandosi perché prega, diventa capace della grazia, la cui
misura di capacità in noi sta proprio nell’umiltà, nella piccolezza e nella
semplicità. È come la porosità dello spirito immerso nell’immensità di Dio, e
subito la virtù del Signore lo pervade, lo penetra, lo arricchisce, lo colma,
lo attiva. L’anima si sente ripiena di virtù di Dio e più si umilia e
s’impiccolisce, accrescendo così la propria misura di capacità soprannaturale;
s’umilia e fluiscono, per così dire, in Dio e verso Dio le proprie deficienze,
le proprie miserie, le proprie necessità, esosmosi mirabile che porta in Dio la
nullità perché sia colma di Dio, e porta Dio nella nullità perché la ricolmi.
Gesù risorge da morte!
Maria
pregava, e l’Anima divina di Gesù, allo scoccare del momento stabilito da Dio,
affrettato dalla preghiera fino al semplice apparire del terzo giorno, presa da
Lei, sua Madre, quasi l’obbedienza, perché nulla voleva e volle fare senza di
Lei, andò veloce come scoccar di folgore al sepolcro e, ripassando per i luoghi
della Passione, accolse nuovamente il Sangue che v’era sparso. Anche quel
Sangue era divino, e sentì l’attrazione della divina virtù che lo chiamava, perché
fosse tornato vivificato nelle vuote vene del Corpo divino. Fu un momento, un
grandioso momento, poiché la divina onnipotenza non ha bisogno di tempo per
agire: l’Anima penetrò nella tomba, rivide il Corpo che le apparteneva con
tanto diritto, l’amò, l’amò con fiamma infinita, perché l’amò con l’infinito
vivificante Amore. L’amò e, nell’amarlo, lo ricompose per la divina virtù che
era in Lei. In un attimo le membra martoriate si ricomposero, il Sangue riprese
il suo posto, e il Cuore, pur squarciato, diventò atto alla vita.
Gli
angeli, tremanti di gioia, adoravano.
La
tomba era avvolta dal brumoso silenzio dell’alba, vigilata dall’annoiata
presenza della guardia stupita di dover custodire un morto, ignara di custodire
come picchetto d’onore la Vita che risorgeva. La terra sembrava cantare in
sordina, essa pure, un inno di vita, poiché silenziosamente erompevano qua e là
dai rami ancora stecchiti le nuove gemme, ombra di risurrezione, stentata risurrezione
dopo l’inerzia invernale.
La
morte ristette scarna e confusa… la sua falce cadeva vinta; non poteva
mantenere più fra gli adunchi artigli il covone reciso, tremava come ombra cupa
innanzi al fulgore che la ricacciava per sempre.
Le
pareti della taverna che stillavano come gocce di pianto l’umido delle tenebre,
sembrarono imperlate di gemme, stillavano gioia, sentivano la vita e
risuonavano già dell’inno trionfale della risurrezione.
L’Anima
di Gesù si avvicinò al Corpo, e quasi nube lucente, sparì penetrando le funebri
bende.
Fu
un momento.
Si animò il cerebro, pulsò il Cuore,
quasi affannando d’amore per l’aperta ferita, rigurgitò il Sangue nelle vene,
deviando alle ferite delle mani e dei piedi che rimasero come gemme gloriose
del trionfo sul peccato. I nervi, come percossi da una corrente potente, si
ridestarono riunendo i muscoli; la pelle si ricompose rosea e fresca, profumata
non di mirra e di aloe, ma di balsamico amore. Quel Corpo era vivo, più vivo di
prima, senza il peso inceppante della materia, vero corpo ma fluido quasi come
luce, come fuoco, come onda d’amore. Gli occhi splendenti si aprirono alla luce
eterna, e quella vita mirabile fu tutta un inno di adorazione e di
ringraziamento al Padre, fu tutta una freschezza di gioia, di nuova giovinezza,
di pace.
Il
Corpo divino sgusciò dalle bende senza bisogno di svolgerle, si alzò
bellissimo, vestito di splendore, attraversò il masso, uscì alla luce, riguardò
la caverna ancora chiusa dai suggelli, sorrise trionfante, poiché aveva
dissigillato per sempre la morte e l’aveva vinta.
La
verità ha trionfato della menzogna. E gli angeli cantano assisi sul masso
rivoltato: Alleluia, alleluia, alleluia. O figli e figlie degli uomini, il Re celeste, il Re della gloria è oggi risorto da morte.
Alleluia! Alleluia la pietra è rovesciata, i suggelli sono rotti,
spezzato è il vincolo della morte. Alleluia!…
Ed io, prostrato, faccio eco al loro inno trionfale esclamando: È risorto
Gesù mia speranza, Egli mi precede nel Cielo. O Re vittorioso,
abbi pietà di noi. Amen. Alleluia!
Avvisati da Maria Maddalena, Pietro e Giovanni corrono al
sepolcro
Maria
Maddalena giunse al sepolcro proprio in questo momento; ma era buio nell’anima
sua, credeva di andare da un morto, non pensò che il masso fosse stato
rovesciato dal Vivente risuscitato, si spaventò, e corse a dare la notizia
dell’accaduto come lo vedeva e lo capiva lei, a Pietro e a Giovanni:
Hanno portato via dal sepolcro il Signore, e non sappiamo dove l’abbiano messo.
I
due apostoli s’incamminarono al sepolcro, per constatare ciò che aveva detto
Maria Maddalena e, poiché presero una via diversa da quella delle pie donne,
non le incontrarono quando esse tornarono gioiose, dopo aver visto gli angeli
(cf Mt 28,5) che avevano annunciato
loro la risurrezione.
Correvano
i due apostoli, tanta era l’ansietà che li aveva presi; Giovanni, più giovane,
corse di più e giunse per primo al sepolcro.
Non vi entrò, però, perché forse non
ne ebbe il coraggio da solo, e anche per rispetto al Principe degli apostoli.
Si chinò, perché l’apertura della caverna non era molto alta, e vi sporse la
testa per osservare; vide le bende che avevano avvolto il Corpo, poste da parte
ordinatamente, e se ne stupì, perché chi avesse voluto rubare il Corpo, non le
avrebbe né lasciate né tanto meno lasciate a quel modo. Dopo poco giunse anche
Pietro che, sentendosi in compagnia, vinse più facilmente quel senso di terrore
che incute sempre un sepolcro, e vi entrò. Egli poté esaminare più
accuratamente i panni che Giovanni aveva visto da lontano, e notò con sorpresa che
il sudario che aveva avvolto il capo di Gesù stava riposto a parte, ripiegato,
il che escludeva assolutamente il rapimento del Corpo. Invitò Giovanni a
constatarlo, e quegli, fattosi animo, entrò nella caverna, osservò tutto
minutamente, e credé alla risurrezione.
L’evangelista
dà la ragione dell’incredulità che prima li aveva presi: Essi non sapevano ancora
dalla Scrittura che Egli doveva risuscitare da morte. L’ignoranza li aveva
resi increduli, ma l’ignoranza derivante dall’ostinazione nelle proprie idee,
perché Gesù, in vari modi, aveva preannunciato loro la sua risurrezione. Credevano che il Redentore non dovesse morire,
perché supponevano che dovesse regnare eternamente su Israele, dopo averne
ricostituito il regno; la sua morte fu per loro il crollo di ogni speranza, e
l’annuncio della risurrezione sembrò loro una fantasia di donne.
Il
constatare che il Corpo non c’era più nel sepolcro, e che il modo col quale
erano piegate le bende indicava che non ne era stato sottratto, aprì loro gli
occhi, e se ne ritornarono a casa pensosi. La loro fede, però, non era ancora
piena e, pur non potendo negare che il corpo non era stato rubato, rimase per
loro, in quel momento, ancora oscura e confusa la verità. Crederono assolutamente
a quello che avevano visto, e crederono con una certa esitazione a Commento al
Vangelo – Risurrezione del Signore 2013 (Gv 20,1-9)
Don Dolindo Ruotolo