sabato 23 gennaio 2016

La predicazione di Gesù in Galilea

Commento al Vangelo – III Domenica del TO 2016 C (Lc 1,1-4;4,14-21)

La predicazione di Gesù in Galilea

San Luca premette al racconto del Vangelo un breve prologo che ne è come l’introduzione. Comincia ad indicare perché scrive e da quali criteri è guidato nel suo lavoro: molti, ascoltando la predicazione degli apostoli, avevano preso appunti per conservarne la memoria, ed avevano disteso dei racconti più o meno particolareggiati dei fatti della vita di Gesù Cristo, secondo le testimonianze oculari di quelli che vi avevano assistito e avevano poi avuto il mandato di predicarli. Questi appunti e questi racconti, però, riguardavano la vita pubblica del Redentore, e non erano scritti con un disegno particolare, diremmo con un disegno storico;erano episodi staccati che ad uno, ignaro dei fatti, non potevano dare un quadro chiaro dei grandi avvenimenti.Il santo evangelista, forse spintovi dalle insistenti domande di un suo illustre e carissimo amico convertito alla fede, Teofilo, si accinse a fare indagini accurate sui fatti fin dal loro principio, affinché egli e i pagani convertiti alla fede avessero potuto avere un racconto sicuro, attinto direttamente alle sue fonti storiche, ordinato e particolareggiato, in modo da confermare, nei loro cuori, la fede ricevuta attraverso la predicazione apostolica. È evidente che lo Spirito Santo lo spinse principalmente ascrivere, e che utilizzò le circostanze umane per determinarlo al lavoro.L’azione di Dio non esclude mai la nostra cooperazione; anzi, incerti casi sembra quasi che Dio ne tenga conto con amoroso rispetto.L’autore ispirato mette il suo lavoro, e, lavorando, diventa così lo strumento libero e attivo nelle mani del Signore. Il lavoro e la cooperazione umana sono guidati certamente dallo Spirito del Signore, e sono facilitati dalla sua grazia, di modo che l’autore ispirato è come condotto soavemente nelle sue indagini, ed è poi illuminato in pieno dalla divina ispirazione nel compiere il lavoro voluto da Dio.Il prologo del Vangelo di san Luca non è indifferente per noi,perché è una testimonianza precisa del valore della tradizione della Chiesa.Quelle parole: come ci hanno tramandato coloro che videro di persona e furono ministri della Parola, sono perentorie contro quelli che negano la Tradizione, poiché è evidente che il Vangelo ci è venuto proprio attraverso la Tradizione e la parola viva. Questa tradizione non può essere affidata a chiunque, ma a quelli che la custodiscono in nome di Dio, e quindi alla Chiesa cattolica e a quelli che la reggono per mandato dello Spirito Santo.Molti possono conoscere le tradizioni della Chiesa, come molti si erano sforzati di stendere il racconto dei fatti evangelici; ma chi ha l’autorità da
Dio può determinare l’autenticità e la verità. Una tradizione abbandonata al capriccio individuale non potrebbe essere fonte di luce e di verità né potrebbe dare la certezza delle cose che insegna.San Luca spinse le sue ricerche storiche fin dall'origine dei fatti,e trattò certamente non solo con gli apostoli, ma con la beatissima Vergine Maria. Il sapore orientale dei cantici che egli riporta e il loro carattere psicologico, così proporzionato a Maria, a san Zaccaria e al santo vecchio Simeone, come vedremo, mostra chiaramente che egli li attinse dalle labbra medesime della Vergine purissima, e che non ne mutò parola, autocommiserato alla precisione scientifica per la sua stessa professione medica. La sua memoria era addestrata a sentir raccontare dagl’infermi le storie cliniche dei loro malanni e a ritenerle con esattezza, per poi studiarne il rimedio.Gesù Cristo, dopo aver vinto la tentazione di satana, cominciò il suo ministero nella Giudea, come dice san Giovanni (2, 3 e 4), e vi fece parecchi prodigi, dei quali furono testimoni alcuni Galilei. Poi, spinto dallo Spirito Santo, andò in Galilea, dove già si era sparsa la fama dei suoi miracoli e della sua Parola, di modo che cominciò intorno a Lui un concorso grande di popolo che lo seguiva per ascoltarlo nelle sinagoghe dov’Egli insegnava, e lo acclamava. L’acclamazione del popolo ci fa intendere che la divina Parola penetrava il cuore di tutti con fascino straordinario.Percorrendo le città della Galilea, Gesù andò anche a Nazaret,dov’era stato allevato e che amava come sua patria, e si recò nella sinagogadi sabato per leggervi la Scrittura e insegnare. Era uso, infatti, nei sabati,leggere nelle sinagoghe qualche tratto della Legge o dei Profeti, per poispiegarlo al popolo. Quando era presente, nell’adunanza, una personaautorevole le si dava l’incarico di leggere, e le si consegnava il libro, cioèil rotolo di pergamena avvolto intorno ad un asse di legno, sul quale erascritta, da un lato solo, la Parola di Dio, affinché avesse scelto il testo. Chileggeva rimaneva in piedi per rispetto, e dopo, ripiegato il rotolo,cominciava il suo discorso.Nella sinagoga di Nazaret fu consegnato a Gesù il libro delprofeta Isaia, ed Egli, spiegatolo, vi trovò quel passo che si riferiva proprioalla missione che stava compiendo. Il profeta parlava in nome del Messiafuturo, dicendo: Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri, mi ha mandato a sanare i contriti di cuore, ad annunciare agli schiavi la liberazione, a dare ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’anno accettevole del Signore e ilgiorno della retribuzione.Era il programma dell’opera sua fino alla consumazione dei
secoli; era la sintesi della sua missione spirituale e delle opere mirabili gliel'avrebbero accompagnata. Egli, unto dallo Spirito Santo, doveva annunciare la verità eterna ai poveri, cioè al popolo, ai peccatori e agl’ignoranti, tutti poveri di luce e di grazia soprannaturale; doveva sana rei contriti di cuore, cioè gli afflitti, i pusillanimi, e quelli che, essendo avviliti nei peccati, desideravano risorgere; redimendo gli uomini, Egli avrebbe annunciato la liberazione ad essi, e alle anime che erano nel Limboin attesa della salvezza.Con la parola della verità avrebbe dato la vista ai ciechi, con la propagazione del Vangelo per tutta la terra avrebbe ridonato la libertà agli oppressi, riempiendo di gioia i cuori per la grazia di Dio; con la diffusione delle divine misericordie avrebbe predicato l’anno accettevole, cioè iltempo di grandi grazie per le anime, e infine avrebbe annunciato il giornodella retribuzione, cioè il Giudizio finale.Nelle parole di Isaia c’era l’annuncio profetico dell’opera del Redentore e dello sviluppo di questa immensa misericordia per i secoli futuri, sino al termine dei secoli. Egli avrebbe anche beneficato il popolo, eavrebbe realmente consolato gli afflitti, guarito gl’infermi, dato la vista aiciechi, ecc.; ma questi benefici erano figura di benefici più grandi che avrebbe diffusi per la sua Chiesa nei secoli.Sette grandi annunci che possono considerarsi come profezia deisette periodi della storia della Chiesa:1° l’evangelizzazione dei poveri;2° il rinnovamento della società umana, avvilita dal paganesimo mediante il sacrificio dei martiri, i grandi contriti dall’iniquità umana;3° il trionfo della Chiesa, prima ridotta in servitù sanguinosa daiCesari;4° l’illuminazione della verità a tutto il mondo, per mezzo deidottori della Chiesa;5° la liberazione dalle nuove persecuzioni, nel periodo dell’apostasia delle nazioni, ed il trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi;6° l’anno accettevole, cioè un periodo di grandi grazie, e untrionfo grande della Chiesa nel regno di Dio;7° infine, l’ultima prevaricazione e il Giudizio finale.Gesù Cristo, ripiegato il rotolo, lo rese al ministro dellasinagoga, e si pose a sedere.Splendeva dal suo volto la verità, perché guardava a tutto iltempo futuro, e perciò tutti gli occhi erano fissi in Lui, attratti dal suo fulgore. Il suo aspetto con quideva, e la sua Parola era affascinante, e perciòtutti lo guardavano, per non perdere una parola di ciò che stava per dire.
Egli, guardandoli per raccoglierli nel suo Cuore, esclamò: Oggi le vostre
orecchie hanno udito l’adempimento di questo passo della Scrittura.

Don Dolindo Ruotolo

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