sabato 9 settembre 2017

La correzione la preghiera e la misericordia

Commento al Vangelo della XXIII Domenica TO 2017 A 
(Mt 18,15-20)


La correzione, la preghiera e la misericordia
Avendo parlato dell’importanza di evitare gli scandali, Gesù parla della necessità di eliminarli dalla sua Chiesa che è l’arca di salvezza per tutte le anime, esortandoci alla correzione fraterna scambievole. Se uno ha mancato contro di te – cioè se ha commesso un’azione che ti dispiace perché scandalosa, offendendoti in ciò che ti dev’essere più caro di qualunque tesoro, cioè la gloria di Dio –, tu va’ e riprendilo fra te e lui solo. Cerca cioè di fargli capire il male che ha fatto, ed esortalo ad emendarsi.
Se lo scandaloso non ascolta la correzione, è necessario fargli parlare anche da altri, affinché l’autorità di una o più persone lo convinca, come si fa in un giudizio legale. Se neppure così si emenda, bisogna avvertirne l’autorità della Chiesa, affinché provveda con le sue esortazioni o con le sue sanzioni. Se non ascolta neppure la Chiesa, allora questa lo recide da se stessa, e lo scandaloso dev’essere evitato come un pagano senza fede o come un peccatore pericoloso per gli altri. Gesù ci avverte che ciò che legherà la Chiesa sarà legato nel Cielo, e ciò che scioglierà sarà sciolto nel Cielo, e quindi non è da prendersi alla leggera una sentenza da essa pronunciata. Questo è l’estremo rimedio contro gli scandalosi.

Ma Gesù non vuole che si giunga a questo che in estrema necessità perché si può vincere un’ostinata volontà con la preghiera in comune e con la misericordia; per questo ci dice che la preghiera ispirata dalla carità è ascoltata dal Cielo, e che Egli stesso, Redentore delle anime, sta in mezzo a quelli che si uniscono nel suo Nome per salvarle. Gesù Cristo, dicendo questo, parlava anche dell’efficacia di qualunque preghiera fatta in comune, ma direttamente intendeva parlare della preghiera fatta per gli scandalosi, volendo, con questo, insinuare maggiormente la necessità di usare misericordia. Perciò san Pietro, come capo già eletto della Chiesa, e come colui al quale dovevano far capo le cause dei fedeli, accostatosi a Gesù gli domandò fino a quante volte dovesse perdonare un peccato, e subito, credendo di proporre un limite di generosità, domandò se doveva farlo fino a sette volte. Ma Gesù gli disse: Fino a settanta volte sette, cioè quasi senza confini, perché la misericordia usata verso i peccatori attrae la misericordia di Dio verso la Chiesa e i suoi membri, avendo tutti dei debiti più o meno gravi, innanzi al cospetto divino.
Don Dolindo Ruotolo

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