sabato 29 novembre 2014

Occorre vigilare ed essere pronti al Giudizio di Dio



                                                                         


Commento al Vangelo – I Domenica di Avvento 2014 B (Mc 13,33-37)
Sant’Andrea, Apostolo

Occorre vigilare ed essere pronti al Giudizio di Dio
Gli apostoli avevano domandato a Gesù quando sarebbero avvenute la distruzione del tempio e la fine del mondo; ma il Redentore, a questa domanda, non rispose, dicendo che il giorno e l’ora di quelle catastrofi erano noti solo al Padre. È evidente che Egli, come Dio, lo sapeva, essendo una sola cosa col Padre, ma come uomo poteva dire d’ignorarlo, perché il computo del tempo della giustizia finale non sta nelle possibilità umane, dipendendo dall’intreccio di tutte le responsabilità occulte dell’umana coscienza e dell’umana libertà. Solo Dio che guarda dall’alto, e al quale tutto è manifesto, può valutare quando le iniquità umane raggiungono l’estremo limite, e fanno traboccare il peso della giustizia.
La libertà umana, infatti, può influire sugli eventi della storia e può affrettarli o ritardarli; una sola azione buona può arrestare un castigo, e una sola iniquità può darvi l’ultima spinta; ciò che succederebbe in quest’anno può essere trasportato in un altro o in tempi lontani per l’intreccio di un’azione libera che interferisce gli eventi.
Ora, se si tiene presente il numero stragrande degli uomini dal principio del mondo ad oggi, e gl’innumerevoli intrecci della loro azione, delle loro responsabilità, e dei loro meriti, se si pensa al coordinamento di queste azioni con tutto l’ordine morale e fisico dell’universo, si capisce che il calcolo del giorno e dell’ora di avvenimenti definitivi nella storia di un popolo o in quella del mondo può farlo solo Dio.
I segni prossimi o remoti della fine del mondo in particolare, possono distare anche secoli dall’evento, quando qualche anima privilegiata, controbilancia con azioni sante il tracollo della giustizia.
È uno dei tratti delicati della divina provvidenza.
Così si spiega come, in tante epoche della storia, si è creduto di veder i segni della fine del mondo, senza che nulla sia avvenuto dopo. È impressionante che, fin dai tempi di san Gregorio Magno, si parlasse della fine del mondo come di evento vicino, ed è impressionante che lo stesso santo ne parlasse con convinzione; non è improbabile che allora gli eventi realmente precipitassero, e che le preghiere della Chiesa l’abbiano ritardato. Non è cosa che può sembrare strana, ma è cosa che deve farci essere pensosi, considerando che noi abbiamo sul capo questa spada di Damocle.
Gesù Cristo ci esorta ad essere attenti, a vigilare e a pregare perché questo interessa all’anima nostra. Gli eventi li regola il Signore, e conoscerli anticipatamente con certezza potrebbe anche essere per la nostra malizia un pretesto o un’occasione di maggiore spensieratezza. L’incertezza angosciosa che in ogni secolo può determinarsi sull’imminenza della fine può spingerci più facilmente a pensare ai beni eterni, e a distaccare l’anima da tutto quello che è vana illusione della vita del mondo.
Chi può convergersi, fino a dimenticare l’anima nelle stesse discipline della vita presente che appaino ideali? Arte, scienze, lettere, dominio, monumenti grandiosi che cosa sono di fronte all’eternità?
Vale la pena affannarsi tanto nelle cose della vita, quando si sa che esse periscono? Dobbiamo, sì, compiere la missione che Dio ci ha assegnata, dobbiamo operare per la sua gloria, ma non possiamo farci assorbire talmente dalle idealità terrene da trascurare quelle eterne.
Chi potrebbe essere così stolto da consumarsi per fare un’opera d’arte con una materia che si disfa? Le opere dello spirito rimangono in eterno; quelle della materia periscono, e quelle del tempo fugace sono vanità; dobbiamo, dunque, nell’operare, tener presente la fine di tutto, per fissare il nostro pensiero al Fine ultimo della nostra vita.
Un uomo disse Gesù –, partito per un paese lontano lasciò la casa, e diede ai suoi servi il potere di far tutto, e ordinò al portinaio di vigilare. Ecco l’immagine del mondo: il Signore è il Padrone di ogni cosa e, quasi fosse assente, lascia agli uomini la libertà di operare come vogliono, costituendo, sulla loro vita, un portinaio che vigila. Questi è il Papa e il Sacerdozio, e la loro attività è preziosa per tutelare le anime. Occorre però che ciascuno vigili, affinché, al ritorno del Padrone, possa trovarsi pronto per dargli il rendiconto.
Non tutti ci troveremo presenti agli ultimi eventi del mondo, ma tutti compariremo innanzi a Gesù Cristo, Giudice eterno; non si può dunque prendere alla leggera la vita, e bisogna vigilare, per essere pronti alla chiamata di Dio.


Le illusioni della civiltà e la realtà della vita
Cammino nel mondo, il quale moltiplica le sue attività materiali, e vuole mostrarsi in una magnificenza sempre crescente.
Le nazioni fanno a gara per ostentare la loro forza e la loro gloria, e s’insuperbiscono della loro civiltà; eppure, passando tra gli edifici sontuosi e le affermazioni della tecnica, posso dire con Gesù all’anima mia: Vedi tu questi grandi edifici? Non sarà lasciata di essi pietra su pietra che non sia distrutta.
Oh, se si vedesse il mondo con lo sguardo di Dio, come ci apparirebbe vano in tutta la sua esuberante vita!
Che cos’è, per esempio, un monumento grandioso, ricco di statue? È un povero ammasso di pietre e, se le statue sono immodeste, è un ripostiglio di rifiuti. Che cos’è una centrale elettrica potentissima? Le sue scintille sono giochi d’infanzia di fronte all’universo e nullità innanzi a Dio! Non rimane nulla di tutte le attività umane, e tutto si sfascia, anche quello che sembra immortale! O mio Signore, potrei essere io così stolto da farmi affascinare da ciò che passa e si dissolve? Te solo sopra tutte le cose!
Vivo in un mondo di seduzioni, e devo aver sempre presente la parola tua, o Gesù: Badate che nessuno vi seducadicendo: Sono io. Ecco il mondo col suo fasto che dice: «Sono io la vita», eppure è un seduttore. Ecco l’amore effimero delle creature che mi dice: «Sono io la felicità», eppure è un seduttore dei sensi. Ecco la scienza, la famosissima falsa scienza, questa grande scocciatrice che tormenta le povere menti umane col pungolo avvelenato dell’errore che dice: «Sono io la verità», eppure è una seduttrice.
Gli uomini politici, carichi di responsabilità e di brutture, pretendono creare un mondo nuovo e dicono: «Siamo noi la guida dei popoli», eppure li seducono prendendoli in giro!
Il triste elenco può continuare all’infinito! Non senza ragione Gesù Cristo, dopo aver accennato ai falsi profeti, soggiunge: Sentirete guerre e rumori di guerre; questo è l’epilogo di tutte le famose civiltà; diventano orgogliose e tracotanti, pretendono imporsi con la violenza, e periscono nelle fiamme accese dalla loro stoltezza.
Gesù Cristo ricorda ai suoi cari le persecuzioni che contro di loro saranno suscitate in ogni tempo; è questo il vero combattimento eroico dei figli della Chiesa. Com’è bella la Chiesa in questo suo eroismo, com’è grandiosa la sua epopea! La pretesa civiltà ha lottato per travolgere, ed essa ha combattuto non uccidendo ma immolandosi. Le schiere dei suoi martiri sono sempre fresche, sempre belle, sempre illuminate dai fulgori della virtù e della pace; sono la vera gloria della terra, ed elevano le mani monde di sangue, sostenendo la palma della vittoria. Gli eroi del mondo, ahimè, se non sono illuminati dalla virtù, sono figure tetre, spiranti odio e seminanti stragi. Questa è la verità, e il mondo non può non riconoscerla: solo i martiri sono veramente eroi, pionieri dello spirito che tende a Dio, cerca Dio, ama Dio solo!
            Chi potrà farsi illudere dalle false civiltà del mondo? L’una dopo l’altra sono scomparse, e la terra pare si sia affrettata a coprire questi putridi cadaveri per farne perdere le tracce. Verrà poi il cataclisma finale e brucerà tutto, perché non ci sarà altro modo per eliminare la barbarie finale dell’apostasia universale. Che gioia, Signore, pensare che non rimarrà nulla della civiltà moderna, impregnata di bestemmie e di apostasia che gioia! Altro che le stalle di Augia! Il mondo è tutto un sudiciume, e non ci vuol meno d’un torrente di fuoco per purificarlo! Beata l’anima che allora potrà ascoltare la voce di Dio giubilando, e riprendere il corpo che informò sulla terra, per trasportarlo in Cielo come inno d’amore e di benedizione a Dio onnipotente. Amen.

Padre dolindo Ruotolo

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