sabato 6 dicembre 2014

La voce del deserto



Commento al Vangelo – II Domenica di Avvento 2014 B
                                          (Mc 1,1-8)

La voce del deserto
  San Marco comincia enfaticamente il suo Vangelo così: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio, cioè principio della buona novella diffusa da Gesù Cristo che, oltre ad essere vero uomo e ad abitare fra noi, era vero Figlio di Dio e veniva dal cielo.
  Dicendo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, è evidente che l’evangelista intende fermarsi solo sugli anni dell’apostolato pubblico del Redentore, quando Egli cominciò a propagare la buona novella, ossia l’annuncio del regno di Dio; di conseguenza, queste prime parole non si riferiscono al libro, quasi fosse il suo titolo, ma al ministero del Redentore. Questo ministero fu preparato dal Battista, il quale compì il vaticinio di Isaia e di Malachia, cui l’evangelista accenna, nominando solo Isaia, perché nella profezia è attratto soprattutto dall’annuncio della voce che grida.
  San Giovanni era, infatti, l’angelo mandato da Dio a preparare le vie del Redentore, come predisse Malachia (3,1), ma era soprattutto una voce potente che gridava nel mondo, annunciando la liberazione, come predisse Isaia (40,3-5).
  La citazione delle parole di Malachia servono all’evangelista per indicare che la voce che gridava era quella dell’inviato di Dio, ed egli le fa sue per dire che la preparazione dell’inviato di Dio era fatto con la voce, cioè con la potenza della predicazione. San Giovanni, infatti, reso magro dalla penitenza, rivestito di una rozza tunica di peli di cammello, con una cintura di cuoio, comparso quasi improvvisamente dal deserto quasi fosse uno spettro, aveva una voce potente nell’esortare, e poteva chiamarsi quasi tutto una voce. Non si scorgeva quasi più in lui l’uomo, non attraeva l’attenzione la sua figura, stecchita dalle privazioni; si ascoltava la voce, si era dominati dalla voce, si sentiva il bisogno di obbedire a quella voce.

L’invito alla penitenza
  Preparate la via del Signore, e raddrizzate i suoi sentieri: ecco il programma della missione del Battista ed ecco quello che egli insinuava nel cuore di tutti; preparava la via con l’annuncio del regno di Dio, e raddrizzava i sentieri delle anime col battesimo della penitenza. San Giovanni, anche materialmente, lavorò a preparare la via del Signore – come ci dice la Tradizione –, migliorando i sentieri più impervi per i quali doveva passare un giorno il Redentore; ma la sua occupazione principale fu quella di liberare le anime dagli sterpi della sensualità e dell’orgoglio, per rendere in loro più agevole il passaggio della misericordia e della grazia.
  Egli attraeva le anime con la semplice voce della sua penitenza e della sua predicazione, senza operare miracoli; rinnovava le gesta degli antichi profeti che, mancando da circa 400 anni, sembrava non dovessero comparire più nella terra promessa. Benché non operasse miracoli, lo seguiva tanta folla da potersi dire che tutta la Giudea e Gerusalemme gli andassero dietro, confessando i propri peccati, umiliandosi e cercando come purificazione il battesimo della penitenza.
  San Giovanni rappresentava il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Legge della giustizia a quella della grazia, dalla schiavitù alla libertà dello spirito, e ricorse al battesimo quasi per simboleggiare o ricordare il passaggio del Mar Rosso, ed eccitare nelle anime il desiderio della liberazione dalla schiavitù del peccato. L’atto d’umiltà col quale il popolo si faceva battezzare, poi, fiaccava l’orgoglio, e la confessione pubblica delle colpe, accompagnata dal pentimento, gli faceva concepire il desiderio di non commetterle più. Tutto questo era una preparazione bellissima al regno di Dio.
  Eccitando le anime alla penitenza, Giovanni annunciava Colui che doveva tra non molto manifestarsi con tale potenza e maestà che egli si dichiarava indegno pur di sciogliergli, prostrato, i legacci dei calzari. La sua missione perciò era passeggera ed egli, anche per questo, poteva chiamarsi una voce.
  Senza dare alla propria missione un valore assoluto o definitivo, Giovanni diceva chiaramente che al suo battesimo, semplice simbolo di penitenza, sarebbe succeduto il Battesimo vero del Redentore, potente mezzo di redenzione e di santificazione per la grazia dello Spirito Santo. Egli battezzava immergendo nell’acqua, il Redentore avrebbe battezzato immergendo l’anima nella grazia; egli disponeva il cuore, il Redentore lo doveva mutare in creatura nuova, rigenerandolo; egli, perciò, confessava la propria inferiorità di fronte a Lui, anzi la propria nullità, umiliandosi profondamente.

L’esempio di una vita santa
  Anche nella via dello spirito, Dio ci fa sentire la voce che grida nel nostro cuore, esortandoci a mutare vita. La conversione è sempre preceduta da una voce interna che chiama, e spesso anche da una voce esterna che rimprovera, esorta o incoraggia. Questa voce può essere quella dell’apostolato o quella della tribolazione, o può essere l’esortazione di un amico sincero, o la voce potente del dolore.
  Chi chiama le anime alla conversione, non può vestirsi, per così dire, di apparenze pompose di oratoria; la sua parola dev’essere semplice e quasi nuda, come era san Giovanni, rivestito della sua rude tunica. Non basta, poi, parlare, bisogna mostrare l’esempio di una vita santa, perché esso trae a Dio più di qualunque esortazione; l’anima dev’essere come immersa in questo primo battesimo spirituale, dev’essere trasportata in un ambiente di vita diverso dal suo, deve respirare l’aria pura della pietà e della bontà.
  Chi chiama le anime alla conversione deve umiliarsi profondamente, come faceva san Giovanni; la presunzione, l’orgoglio, la pretesa d’imporsi con l’irruenza del carattere, e tutte le risorse umane, sono ostacolo alla conversione di un’anima. È necessario persuadersi che il cuore umano ha una resistenza terribile e che è immensamente arduo conquiderlo, fosse pure il cuore di un bambino. Tutte le ricercatezze dell’oratoria e tutte le industrie dell’insinuazione falliscono dinanzi ad un cuore che resiste alla grazia; quello che non fallisce è la preghiera, la penitenza, la carità e la vita santa.
  Gridiamo anche noi nel mondo, reso un deserto dalla sterilità di una vita che non è cristiana, gridiamo dinanzi alla sensualità e alla miscredenza con la nostra purezza e la nostra fede, e non cediamo in nulla al mondo.

Il vestito di san Giovanni Battista
  È sintomatico che il Vangelo ci faccia notare di san Giovanni due cose: il vestire e il mangiare, ed è sintomatico che la sua veste e la sua penitenza abbiano attratto a lui le turbe.
  Si può predicare anche col vestito, e si può essere, con questo solo, apostoli di bene o propagatori di zizzania.
         Un’anima cristiana che si veste di mondo o, peggio, di immodestia e d’impurità, grida per trarre gli altri al male; è una voce di satana per le strade, e immerge i cuori in un fiume di sensualità. Un’anima cristiana che si ammanta di modestia è voce che chiama al Signore, ed è voce che attira le benedizioni sulla terra. Non si richiama la società alla vita senza questo apostolato fondamentale, e non s’inducono le anime a ritornare a Dio, senza circondarle della pace, della purezza e della santità. 
Don Dolindo Ruotolo

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